ROMA – Nel 2009 i prestiti concessi alle famiglie del Mezzogiorno sono cresciuti quasi del 6%, ridotti invece i prestiti per l’acquisto di abitazioni, al Sud -17%. In crescita i crediti non riscossi, le cosiddette sofferenze, passate da +1,1% del 2008 a +1,5% del 2009. Ad affermarlo è il Rapporto Svimez 2010 che fotografa l’economia delle regioni del Sud.
Il Rapporto, che documenta il processo di deterioramento in atto nel Mezzogiorno, a livello di capitale fisso, sociale e produttivo, si sofferma su diversi aspetti della vita economica e sociale del Meridione. In merito alle politiche creditizie i dati forniscono diversi parametri da cui, tra l’altro, emerge che quasi un meridionale su tre è a rischio povertà a causa di un reddito troppo basso, contro 1 su 10 del Centro-Nord.
Eppure la gente del Sud cerca ancora di risparmiare: tengono i depositi e le obbligazioni (+4,7% al Sud, +6,7% al Centro-Nord) sia per le famiglie che per le imprese; calano invece i titoli di stato (-32% al Sud, contro il -20% del Centro-Nord) e le gestioni patrimoniali (rispettivamente -14,5% e -29%,).
Pur essendo, dopo la Spagna, il Paese con il più alto numero di sportelli bancari per abitante, l’Italia registra una diffusione disomogenea e legata al diverso peso economico regionale. Nel 2009 il numero di banche operative nel Mezzogiorno è passato da 222 a 215; di queste, tra le 151 aventi sede nell’area, 17 banche facevano parte di gruppi del Centro-Nord.
Le banche italiane pur avendo introdotto innovativi processi di ristrutturazione per diventare competitive danno vita ad un mercato bancario che, soprattutto al Sud, è ancora sotto la media europea; prova ne è la riduzione del numero di banche meridionali nell’area e la penetrazione di istituti del Centro-Nord.
Si irrigidisce l’accesso al credito sia per le famiglie che per le imprese, complice la grave crisi che ha colpito l’industria del Sud, che già soffre il peso delle carenze strutturali dovute a maggiori rischi, minor numero di aziende e prevalenza di imprese di piccole dimensioni. Il maggior crollo dei prestiti riguarda questa volta il Nord-Ovest, con un crollo delle erogazioni che al febbraio 2010 arrivava a -5,5% rispetto al 2008, mentre nello stesso periodo il Sud segnava +0,4%. Le dinamiche negative, soprattutto tra le aziende manifatturiere e per fattori di contesto e non congiunturali, di fatto, al Sud erano preesistenti prima della crisi, già dal dicembre 2008; nell’erogazione dei prestiti la riduzione al Sud è pari al -5,39%.
Svimez conferma che nel 2009 sono cresciuti anche i prestiti bancari alle imprese meridionali +0,4%, mentre sono diminuiti del 4% al Centro-Nord. Ancora una volta sono le industrie manifatturiere a subire le contrazioni più forti con un -7,2% al Sud, – 9,9% al Centro-Nord; tengono, invece, le imprese di costruzioni (+1,2% al Sud).
Scesi i tassi di interesse sui prestiti a breve termine per le imprese del Mezzogiorno, si registra un 6,4%, oltre due punti in meno rispetto al 2008, mentre il costo del credito si è mantenuto stabile a 1,4%. In crescita, rispetto al 2008, anche le sofferenze, aumentate nelle imprese del Sud di un punto percentuale (da 2,2% a 3,2%).
Le banche devono finanziare progetti per le Pmi
ROMA – Mentre il Governo pensa a rafforzare il Fondo di garanzia per le pmi, e le funzioni della Cassa Depositi e Prestiti, per favorire l’accesso al credito nel Meridione, col progetto di costituire la Banca del Mezzogiorno, ecco cosa propone Svimez. Le banche, secondo l’Associazione, dovrebbero pensare a finanziare progetti in grado di avviare la ripresa del Sud. Se seguissero solo le logiche di massimizzazione del profitto non potrebbero garantire di stornare i risparmi raccolti nel Meridione. È evidente che le banche necessitano di incentivi e misure ad hoc, poiché non avrebbero alcuna convenienza a investire nel Sud. Svimez suggerisce due azioni per incentivare gli istituti di credito: l’introduzione della detassazione degli utili per progetti d’investimento delle Pmi meridionali, oppure l’emissione di bond garantiti dallo Stato. Un altro suggerimento è la possibilità che la banca stipuli convenzioni con i Confidi più strutturati, per accelerare il progetto di concentrazione del settore. Svimez ricorda anche l’attività di Poste Italiane, a cui viene consigliato di svolgere funzioni creditizie e, sebbene l’azienda postale non abbia esperienza nel settore, potrebbe cogliere l’occasione di essere coinvolta per avere una chance di implicazione sulla concorrenza del mercato del credito.