I governi regionali che si sono succeduti in questi 63 anni – il primo (1947/1949) presieduto da Giuseppe Alessi (Dc) – si sono preoccupati di creare bacini di voti da alimentare col clientelismo e col favore. Quasi mai hanno realizzato e messo in atto un progetto di sviluppo alto che utilizzasse in pieno tutte le risorse dell’Isola, cospicue e di alto valore. Cosicchè non solo non sono arrivati nuovi investimenti, ma molti di quelli presenti hanno preso la fuga.
Il rischio è permanente perchè ancor oggi altri gruppi stanno decidendo di andarsene dalla Sicilia: dalla Fiat alla Keller, all’Eni di Gela. Mentre il Governo regionale attuale, presieduto da Raffaele Lombardo, dovrebbe smetterla di cincischiare su alleanze e quadri politici, peraltro essenziali per governare, e votarsi a stimolare fortemente le tre attività prima indicate: programmazione dello sviluppo, investimenti in infrastrutture e attrazione di capitali.
Il macigno dell’economia siciliana è la perenne questione dei precari, ovverosia impegnare il tempo per trovare risorse a perdere che sono gli ammortizzatori sociali per questi siciliani, privilegiati perché raccomandati, i quali, anziché formarsi le competenze per cercare un lavoro che c’è, aspettano il favore di un’indennità regionale o comunale.
Potremmo fare centinaia di esempi di mala-amministrazione ma non servirebbero ad aumentare l’informazione su un fatto che è già di dominio pubblico. Dirigenti e dipendenti regionali ci costano 18 volte in più di quelli della Lombardia, come abbiamo pubblicato nell’inchiesta di mercoledì scorso, ma rendono forse 18 volte in meno. Il Governo continua ad assumere, non preoccupandosi di tagliare, invece, l’enorme ed ingiustificata spesa per i propri dipendenti.
Purtroppo Lombardo sta seguendo la via della rana cinese e lo invitiamo a comunicarci se intenda fare aumentare il Pil della Sicilia da qui alla fine della legislatura e di quanti punti percentuali. Oppure la rana bollita potrà essere solo sotterrata.
Non vogliamo credere che questo sia l’intendimento dell’attuale Governo, ma aspettiamo atti concreti che abbiano la finalità di immettere liquidità sul mercato siciliano utilizzando tutte le risorse europee e statali su progetti cantierabili ed immediatamente finanziabili. Dal numero dei bandi di gara si potrà misurare l’andamento e la volontà del fare.
Occorre rendersi conto che Autonomia vuol dire qualità oppure è una parola senza senso.