La crisi fa respirare aria migliore. Ispra: nel 2009 -9% di emissioni

PALERMO – La crisi, se non altro, farà respirare aria migliore agli italiani. Gli ultimi dati, che fanno riferimento al 2009, testimoniano a livello europeo una riduzione dell’1,3% delle emissioni di Co2 nel 2009, la prima volte che accade da un decennio a questa parte.
I riferimenti dell’Ispra (Istituto Superiore per la Ricerca e la Protezione Ambientale) che afferiscono all’Italia non sono da meno: per il 2008 il decremento rispetto al 2007 è stato del 2%, mentre i dati preliminari relativi al 2009 indicano un’accelerazione fino al meno 9%. Le associazioni ambientaliste chiedono però cautela nel commentare i dati, in quanto effettivamente viziati dalla crisi generalizzata, e invece orientano il futuro dell’impresa verso la green economy.
La momentanea riduzione non può in effetti far abbassare la guardia nei confronti di un sistema industriale tout court che, soprattutto in Italia, e in particolar modo in Sicilia, continua ad essere alimentato dalle fonti tradizionali, mentre la cosiddetta terza rivoluzione industriale, nonostante i tanti proclami, sembra ancora ancorata a pastoie burocratiche. Il governo Lombardo, impantanato nel Piano energetico ambientale regionale varato lo scorso anno ma che stenta a decollare, ha provato a giocarsi le carte della rivoluzione energetica puntando quasi tutto sul fotovoltaico, operazione che è in parte riuscita sebbene il gap da colmare col resto d’Italia in termini di produzione da Fer (Fonti energetiche rinnovabili) resti ancora eccessivo. La Sicilia, negli anni passati, ha dimostrato ampiamente lo stato di dipendenza dalla sua industria pesante contribuendo, secondo l’inventario emissioni Enea (Ente per le nuove tecnologie) del 2010 con dati aggiornati al 2006, per 6,6% alla produzione totale nazionale di Co2 con 30.428 kt di emissioni. Ovviamente l’emissione di anidride carbonica coinvolge diversi settori dell’economia siciliana, ma, secondo quanto riportano i dati elaborati dall’Ente, i settori dell’industria e dell’energia assieme sono responsabili del 59% delle emissioni totali di Co2 in Sicilia, con una cifra pari a 17.920 kt. La produzione di idrocarburi rappresenta di certo un settore quantitativamente rilevante, dal momento che l’Isola pesa decisamente sul dato nazionale (363.918 tonnellate al settembre del 2009).
L’incidenza isolana nella produzione di greggio sulla quota nazionale, considerando esclusivamente quella a terra e quindi escludendo le piattaforme a largo delle coste, è pari al 12,5%, con dati aggiornati al settembre 2009. Un’altra componente rilevante si addebita al mondo dei trasporti che incidono nella produzione di anidride carbonica per il 29% con una produzione di 8.788 kt. Le cause in questo caso devono riferirsi necessariamente ad un parco automobilistico inadeguato e vetusto, oltre che ad un’atavica diffidenza del siciliano all’utilizzo dei mezzi pubblici. Anche su questo punto, del resto, ci sarebbe da aprire un dibattito sull’inefficienza del sistema isolano di ferrovie e bus, dove la prima ha sofferto la carenza di un concreto apporto finanziario regionale e nazionale, mentre per i secondi i fondi regionali e comunali non sono serviti a salvare le diverse società partecipate da un collasso finanziario di cui oggi assistiamo impietosamente all’apice.