Poli energetici, le belle parole non mitigano l’inquinamento

PALERMO – “L’Unione europea identifica nella Terza rivoluzione industriale lo scenario energetico per raggiungere l’obiettivo di una Europa post carbone e post nucleare, in cui tutti i consumatori siano messi in condizione di diventare anche produttori di energia”. Questo richiamo di Rossana Interlandi, dirigente generale dipartimento ambiente, sembrerebbe aprire in Sicilia l’anno della grande rivoluzione verde.

Sulla carta, proprio il Pears di recente approvazione sembra lanciare in grande stile il sogno della green energy sul suolo isolano: impianti eolici per famiglia, incentivazione del termo solare, idrogeno, riduzione dell’impatto sull’ambiente. D’altra parte però incombe minacciosa anche l’isola degli oli combustibili e delle centrali a pet-coke, che continuano a resistere anche perché nel piano regionale non si vede “la dichiarata volontà – commentano da Legambiente Sicilia – di rendere le fonti rinnovabili sostitutive di quelle inquinanti basate sulle fonti fossili”.

Un atto che di fatto “richiederebbe che una precisa norma lo stabilisse – hanno proseguito da Legambiente – e che si stilasse ogni anno una graduatoria delle centrali termiche da dismettere”. Questa proposta, avanzata in diverse occasioni dall’associazione ambientalista, non è stata sinora colta dall’assessorato competente, ma intanto l’intero complesso industriale siciliano continua a registrare un peggioramento strutturale riguardo la sostenibilità ambientale.
Gli ultimi dati sulle performance degli stabilimenti industriali sono stati pubblicati sul dossier Mal’aria industriale del 2009 da Legambiente, che ha realizzato una sorta di mappatura nazionale delle realtà ancora maggiormente inquinanti, utilizzando dati Ispra e del registro Ines.

“Per quanto riguarda l’area industriale di Augusta – Priolo – Melilli – si legge nel dossier – troviamo all’interno delle classifiche i seguenti impianti: le centrali Erg per le emissioni di Pm10, ossidi di zolfo, arsenico e nichel; la raffineria Esso per gli ossidi di zolfo, benzene e nichel; gli stabilimenti Syndial per il mercurio; la centrale Isab Energy, che brucia il gas derivato dai residui di raffineria, per gli idrocarburi policiclici aromatici e l’arsenico; la raffineria Erg e il petrolchimico Polimeri Europa per le emissioni di benzene”.

A Gela la situazione appare davvero problematica visto che la raffineria ha emesso nel 2006 26mila Kg di benzene, quinto posto nazionale dietro l’Erg di Siracusa, 47mila Kg, e la Esso di Augusta, 29mila Kg. Osservando dati e tabella ci si rende conto che nel 2006 in Sicilia si trovano metà dei dieci stabilimenti con più alto tasso di emissione di benzene, Erg raffinerie mediterranee, Esso Italia di Augusta, Raffineria di Gela, Polimeri Europa stabilimento di Priolo, Polimeri Europa stabilimento di Gela, tre dei primi dieci per emissioni di arsenico, Isab Energy di Siracusa, St microelectronics di Catania, Erge Nuove centrali impianti Nord, quattro della top ten per emissioni di SOx, Esso raffineria di Augusta, raffineria di Gela, Edipower centrale termoelettrica di San Filippo del Mela, Erg Nuove centrali Impianto Nord. Dopo le parole i cittadini attendono ora una virata seria su tematiche così importanti.