Pmi, negli ultimi otto anni occupazione cresciuta del 5%

PALERMO – La battaglia a livello nazionale della Confesercenti per spingere il governo nazionale a garantire premialità a quelle imprese che investono in mano d’opera potrebbe tornare utile alla Sicilia, eccome. Nonostante la grave crisi infatti il sistema siciliano sta dimostrando di riuscire a reggere rispetto al contesto nazionale: probabilmente il tessuto economico, fatto quasi interamente di piccole e medie imprese (rappresentano il 95 per cento del tessuto produttivo), e la presenza di quasi mezzo milione di attività sparse su tutto il territorio stanno riuscendo a garantire una minima tenuta all’economia imprenditoriale siciliana.

Sia bene inteso che la crisi c’è e i numeri lo testimoniano, però non è così galoppante come magari in altre parti d’Italia. Succede così che dal punto di vista dell’andamento dell’economia la Sicilia ha registrato una crescita significativa fino al 2000 per poi diventare più debole negli anni successivi.

“Uno scenario poco brillante – si legge in un documento della Confcommercio – reso ancora più critico dagli effetti di un gap tecnologico e infrastrutturale che rende più fragile il sistema produttivo regionale”. Nonostante il lento sviluppo produttivo degli ultimi anni, però, ci sono stati, in Sicilia, riflessi positivi sull’occupazione che ha registrato tra il 2000 e il 2008 un aumento degli occupati totali, passando da un milione 406 mila a un milione 480 mila unità pari ad una crescita del 5,3 per cento.

Tutto questo quindi vuol dire che nell’Isola le Pmi hanno investito sino alla fine dello scorso anno in manodopera. Questo vuol dire anche che la battaglia della Confesercenti a livello nazionale gioverebbe in primo piano proprio alle imprese dell’Isola. L’organizzazione di categoria ha infatti richiesto al governo nazionale con forza lo stanziamento di
almeno due miliardi in un triennio per innovazione, tutoraggio, credito agevolato, progetti di filiera, sostegno all’occupazione e all’avvio di nuove imprese.

Ad avere formulato l’istanza è stato Marco Venturi, presidente di Confesercenti il quale ha insistito sulla necessità di un bonus fiscale per le Pmi che non riducono gli occupati e uno sgravio aggiuntivo a chi aumenta i posti di lavoro. Due aspetti che si sono riscontrati in entrambi i casi per la Sicilia: mantenimento dell’occupazione ed anzi nuove assunzioni.
“Non ci si venga a dire che non ci sono risorse – aggiunge nella Relazione all’Assemblea elettiva Venturi – perché si possono tagliare le Province, le Comunità montane, le troppe poltrone”.

Venturi chiede al Governo di ridurre le “discriminazioni” fiscali nei confronti delle Pmi: per esempio, la chiusura del negozio per mancata emissione di scontrino, i numerosi adempimenti burocratici che fanno bruciare, ogni anno, 360 ore di lavoro per ogni impresa e impongono 15 versamenti diversi, per un costo di 7 miliardi, 5 volte in più delle imprese europee.
Anche la burocrazia non è un fenomeno che pesa poco nelle dinamiche siciliane. Le imprese, in determinati settori, spesso sono costrette a dovere incassare decine di pareri, con tempi di risposta infiniti dalle pubbliche amministrazioni.