Quali sono le problematiche che incontrate nello svolgimento della vostra attività?
“Per svolgere una buona attività bisogna che ci sia la concorrenza di diversi elementi:in primis la disponibilità di mezzi e di risorse economiche. Questo non è un momento particolarmente felice per tutti e due gli aspetti. Nell’ultimo periodo abbiamo registrato difficoltà crescenti. Sono aumentati anche i pensionamenti perché svolgere questa attività risulta sempre più difficile e oneroso. Oltre a svolgere il normale orario di lavoro, gli ispettori sono sempre reperibili per interventi urgenti in materia di sicurezza sul lavoro (incidenti mortali), laddove si rendono necessari accertamenti di responsabilità nell’immediatezza dei fatti, oppure nel caso di accertamenti amministrativi di una certa delicatezza”.
Di quanto personale disponete?
“Il personale è insufficiente per coprire un territorio così vasto come quello di Messina, che conta 108 comuni. Considerando anche il Nucleo di Carabinieri che opera presso di noi, siamo solo 22 a svolgere l’attività ispettiva esterna. Non esiste una pianta organica. Siamo 105 di cui 60 contrattisti che operano limitatamente alle loro competenze (appartengono alle categorie A2 e B1). Con le stabilizzazioni dei contrattisti non si è risolto il problema perché non sono qualificati per l’attività esterna. L’Ispettorato, invece, per svolgere al meglio la sua attività ha bisogno di ispettori”.
Recentemente sono stati fatti dei corsi di formazione per nuovi ispettori. Come mai la situazione è rimasta invariata?
“I risultati non sono stati quelli sperati. C’è stato un periodo di affiancamento per i soggetti che hanno fatto il corso. Intanto, laddove possibile, utilizziamo il personale amministrativo, che ha la tessera di ispettore, per attività esterne, oppure come supporto all’attività ispettiva”.
Quali sono i dati in vostro possesso sull’incidenza del lavoro nero nel territorio di riferimento?
“A Messina e provincia c’è stato un incremento del nero, anche a causa della crisi economica. Per quanto riguarda i settori, il lavoro nero è distribuito un po’ dappertutto. Quest’anno abbiamo scovato 984 lavoratori irregolari di cui 479 in nero”.
Il lavoro nero, a suo parere, colpisce più la retribuzione o la previdenza?
“Penso che si annidi di più nell’evasione dei contributi previdenziali. Io ritengo che l’irregolare esiste perché il regolare costa troppo. Diversamente non ci sarebbe interesse a correre il rischio”.
Quali sono i settori sui quali vigilate di più?
“Sono più attenzionati i cantieri edili perché sono quelli più a rischio per quanto riguarda la sicurezza. Forse per questo, nell’edilizia il lavoro nero è un po’ più contenuto. Tra l’altro, ricordo che le violazioni in materia di sicurezza sono tutte penali. Cosicché la gran parte degli incassi reali che produciamo sono proprio quelli delle contravvenzioni che vengono pagate per non andare al processo”.
Per la lunga esperienza maturata in questi anni di dirigenza, ritiene che l’entità delle sanzioni applicate sia equa?
“Io ho sempre sostenuto che i problemi non si risolvono aumentando le sanzioni. Prima bisogna educare e poi intervenire con le sanzioni. Purtroppo si esagera parecchio perché quando noi andiamo a fare sanzioni troppo alte diamo un colpo mortale alle aziende che spesso sono costrette a chiudere le attività. A mio avviso, invece, si dovrebbe innanzitutto tenere conto di alcuni aspetti e ricondurre le aziende verso la giusta via. Quando poi si è fatto il tentativo di rieducare e il soggetto risulta ancora essere recidivo, solo a quel punto arriva il momento di aumentare le sanzioni”.
Qual è il vostro auspicio per il futuro?
“L’incremento degli ispettori rappresenterebbe sicuramente un grosso passo avanti nella battaglia contro il lavoro sommerso ed irregolare e nella lotta per assicurare condizioni di sicurezza a tutti i lavoratori”.
Nel primo semestre 2010 sanzioni per 3,8 milioni ma l’Ispettorato è sottopagato dalla Regione
Quante ispezioni avete fatto nell’anno in corso e a quanto ammontano le sanzioni erogate?
“Nonostante la carenza di personale, dall’inizio dell’anno ad agosto abbiamo già effettuato 706 ispezioni, di cui 585 d’iniziativa. Abbiamo erogato sanzioni per 3.874.729,68 euro e riscosso 425.243,40 euro. Le contravvenzioni irrogate ammontano a 345.105,99 euro. Se la gente non paga si fa l’ordinanza ma spesso di fronte all’impossibilità di pagare non c’è nulla da fare. Quest’anno abbiamo ingiunto 1.052 ordinanze per circa 700 mila euro. Le somme riscosse a seguito delle ordinanze sono state pari a 73.408,20 euro. La cosa che fa pensare è che, nell’ambito della Regione siciliana, l’Ispettorato del Lavoro è il meno pagato, pur essendo quasi l’unico che porta utili all’amministrazione con tutte le somme incassate. In poche parole produciamo molto ma siamo i meno pagati perché esiste il principio della diseguaglianza”.
Da cosa deriva la diseguaglianza retributiva?
“Gli assessorati hanno dei budget che poi distribuiscono. Ebbene quello a cui facciamo capo noi, ha il minor budget di tutti e deve ridurre i contratti dei dirigenti degli Ispettorati. A parità di stipendi, uguali per contratto, i nostri funzionari direttivi prendono premi più bassi rispetto a quelli di altri uffici. Proporzionalmente, anche la pensione a cui avremo diritto sarà nettamente inferiore a quella dei funzionari che dipendono dagli assessorati a cui è stato assegnato un budget più alto”.