PALERMO – La “rivoluzione” nella formazione professionale si rivela un bluff. Vedasi il piano dell’offerta formativa del 2009 appena firmato dall’assessore regionale al Lavoro e alla Formazione professionale Carmelo Incardona che praticamente lascia tutto così com’è sempre stato negli anni passati.
A rivedersi sono i soliti progetti: fiumi di shampiste, acconciatori, parrucchieri ed estetiste mentre, dei cosiddetti lavori di nuova generazione, come tecnici per energia alternativa, o vecchi profili professionali che sono molto ricercati nel mercato del lavoro siciliano, come idraulici ed elettricisti, non se ne vede quasi l’ombra.
Eppure le premesse erano state buone: rispetto al passato sarebbe dovuto cambiare tutto, con corsi a misura di mercato. Fatto sta che la solfa è sempre la stessa, a guardare il piano provvisorio del Prof e i progetti ritenuti ammissibili dalla commissione regionale per l’Impiego.
Il problema però sembra proprio essere sociale e strutturale. Perché in tutti questi anni la formazione professionale siciliana si è ingrossata ed ingrassata all’inverosimile, potendo contare su appoggi politici alla Regione che hanno avallato assunzioni dietro assunzioni, fino a fare scoppiare il settore che oggi pesa all’incirca per 250 milioni di euro l’anno. Questa è la cifra che lo scorso anno ha dovuto sborsare la Regione per pagare stipendi e attività gestionale dei vari enti finanziati. In pratica si è creata una macchina imponente che oggi è difficilissimo smontare, senza dimenticare che il contratto collettivo nazionale di lavoro e anche una circolare della Regione stessa, la 6 del 2004, tutela proprio il dipendente con un contratto a tempo indeterminato dell’ente di formazione. Tradotto vuol dire che questi lavoratori devono essere garantiti dal punto di vista occupazionale. Il che significa che va letteralmente a farsi friggere il proposito dell’assessore Incardona di premiare quegli enti che garantiscono formazione per le figure professionali più ricercate sul mercato.
Questo tra l’altro è quanto ha detto la Ragioneria generale della Regione, retta dal ragioniere Vincenzo Emanuele nella nota indirizzata proprio all’assessorato: “Non sono entrato assolutamente nel merito del Prof, che questo sia chiaro – dice il funzionario – ma ho solo fatto presente che sarebbe stato opportuno finanziare quegli enti ‘storici’ che dispongono di un numero elevato di dipendenti a tempo indeterminato per evitare tensioni sociali”. In pratica una sorta di paletto: come dire che comunque questi grandi enti non possono non essere finanziati.
Rilievi tecnici su errori materiali sono stati sollevati anche dalla dirigente generale della Formazione Patrizia Monterosso (fra gli altri il fatto di aver diminuito le ore ad alcuni Enti, compromettendo di fatto i livelli occupazionali, ndr). E come la mettiamo con l’impegno dell’assessore di finanziarie solo gli enti meritevoli? Con questo ragionamento l’ente di formazione “storico” dovrà praticamente entrare di diritto tra quelli da finanziare a prescindere dalla validità del percorso formativo proposto.
Tra i corsi ritenuti ammissibili s’intravede appena qualcosa di nuovo: molti i progetti dedicati alla preparazione degli operatori socio assistenziali, assistenti domiciliari e formazione per il settore sociale (ma servono veramente in questa quantità?, Ndr). Stranamente esclusi, in considerazione della recente approvazione del Piano energetico regionale che dovrebbe aprire le porte del lavoro nel settore, molti corsi dedicati agli operatori del fotovoltaico, progettisti, installatori e manutentori di impianti fotovoltaici. Anche gli idraulici, figure che le recenti indagini hanno individuato come “richiestissime”, e i corsi loro dedicati sono stati snobbati, così come molti corsi dedicati agli elettricisti.
Non ritenuti ammissibili anche molti progetti nel settore della cinematografia (e dire che l’assessorato regionale ai BB.CC. sta puntando molto sul settore per incentivare le presenze turistiche). Tagliati anche corsi per potatore, esperti per la valorizzazione dei prodotti caseari tipici, mediatori culturali. Anche il telelavoro non sembra riscontrare il consenso della Regione: fra gli esclusi il corso per operatore dell’e-commerce.