Tra 20 giorni scade il Programma Operativo Regionale Por Sicilia 2000/2006, qual è il punto della situazione?
“Le risorse comunitarie sono delle risorse condizionali. Come è imposto dalla normativa, questi fondi diventano effettivi solo se gli impegni per la realizzazione avvengono nel rispetto di alcune condizioni. Bisogna infatti osservare i termini temporali prestabiliti, dato che la spesa impegnata in un dato anno deve essere poi realizzata entro i due anni successivi. La Commissione ha dato una proroga a tutte le regioni per permettere in un momento di crisi economica di recuperate parte dei fondi.
Quando sono arrivato, erano fuori circa 600 milioni di euro. Stiamo tentando di recuperarne almeno 500. Bisogna considerare che generalmente in Europa le eccezioni riguardanti le perdite possono arrivare fino al 2%. La perdita di 100 milioni rientrerebbe dunque nella norma.
“Ci troviamo in una fase di chiusura e tuttavia non possiamo escludere con certezza che la perdita non superi tale cifra”. In che misura sono stati stanziati i fondi straordinari per la realizzazione dei progetti nel Mezzogiorno?
“Il Por 2000-06 ha rappresentato per la Sicilia qualcosa come 8,5 miliardi di fondi, di cui quasi la metà provenienti dall’Ue. Chiaramente perdere una quantità di risorse è una cosa grave. Spesso però ci si concentra soltanto sulle perdite invece di sottolineare anche ciò che siamo riusciti a realizzare. Bisogna considerare inoltre che la spesa ordinaria per gli investimenti si va sempre più assottigliando e che le spese per le aree sottoutilizzate sono state pesanti. Basta analizzare i vari documenti di programmazione economico-finanziaria dei governi che si sono succeduti dal 1998 al 2006. I dati rivelano che la spesa per il Mezzogiorno è stata pari al 45 per cento della spesa complessiva prevista. Se consideriamo i fondi straordinari, che sarebbero i fondi Fas più le risorse comunitarie, per la spesa ordinaria grossomodo il rapporto è 30-70. Questo significa che per ogni euro speso dallo Stato, 45 centesimi dovrebbero essere destinati al Sud e 55 dovrebbero rimanere nel Centro-Nord”.
Quali sono stati gli ostacoli che hanno determinato l’esclusione di alcuni progetti finanziati?
“Abbiamo avuto una legge sugli appalti incardinata sulle legge nazionale 109, per tal motivo abbiamo dovuto fare tutte le nostre operazioni basandoci su questa legge. Alla fine del 2007 abbiamo scoperto che la 109 era stata dichiarata non coerente con i diritti comunitari, per cui tutta una serie di operazioni che noi avevamo fatto secondo legge sono state tagliate. Non è inoltre da escludere che altre operazioni a programma chiuso dovranno essere accantonate. Rimane il fatto che abbiamo fatto una grande realizzazione spendendo questi 8,5 miliardi di risorse condizionali. Se andiamo a vedere i bilanci di spesa ufficiali delle principali compagnie pubbliche, ed in particolare quello della rete ferroviaria dello Stato che ha destinato al Centro-Sud il 19,7 per cento dei fondi, bisogna sottolineare che una parte di questa spesa l’abbiamo fatta nel Por Sicilia”.
Per quanto riguarda i progetti per il PO Fesr 2007-2013 quali sono le novità?
“Ci sono stati dei problemi organizzativi in tutte le regioni d’Europa e per tal motivo Il PO Fesr 2007-2013 è in ritardo pesante. In Sicilia l’aggettivo pesante va cambiato con grave, considerata la crisi politico-istituzionale cui ha dovuto far fronte tra la fine del 2007 e il primo semestre del 2008. I programmi complessivi sono stati approvati nell’autunno del 2007 dunque con nove mesi di ritardo. C’è una grande novità nel nuovo programma, questo infatti non sarà più plurifondo. Oggi grazie alla Commissione ed al principio della semplificazione, verrà creato un programma per ogni fondo, per cui in Sicilia istituiremo quattro programmi come ad esempio il fondo sulla pesca e quello sullo sviluppo rurale. Vogliamo cercare di creare una specie di cabina di regia dalla quale coordinare tutte le operazioni”.
Quanti fondi riceverà complessivamente la Regione per i nuovi progetti?
“In questi sette anni avremo a disposizione 15,2 miliardi di provenienza comunitaria, nazionale e regionale, distribuiti tra i diversi fondi Fesr, Fes, Feasr, da spendere entro il 2015. Sono compresi anche i 4 miliardi provenienti dal fondo Fas. A questi vanno aggiunti altri 5 miliardi di risorse pubbliche destinate alla Sicilia all’interno dei programmi operativi nazionali. Sarebbero i cosiddetti Pon, la cui articolazione territoriale tiene conto del principio di sussidiarietà. Per fare un esempio il Pon “ricerca, competitività e innovazione”, che è il più grande di tutti, è dotato di un fondo pari a 6 miliardi e 200 milioni di euro, di cui 1,9 miliardi che dovrebbero essere destinati a progetti siciliani. Per quanto riguarda i settori che ne beneficeranno maggiormente, i nuovi fondi non saranno soltanto destinati alle infrastrutture. Nel piano ci sono anche gli interventi riguardanti il sistema produttivo, ed il settore dei servizi. Abbiamo dunque 20 miliardi da impegnare per i progetti entro il 2013, di cui 6,5 miliardi che riguardano il Po Fesr del quale sono l’autorità di gestione. Ci sono stati una serie di impedimenti che hanno ostacolato l’avvio del programma. Il principale di questi si è sbloccato quando sono arrivato. Riguardava l’attribuzione delle risorse finanziarie ai vari dipartimenti. Molti di questi non potevano di fatto procedere nei bandi perché avevano un’attribuzione di risorse insufficienti. Il problema è stato risolto aumentando l’assegnazione delle risorse dal 15 al 70 per cento. Un altro elemento che ha ostacolato l’attivazione dei bandi, sopratutto quelli destinati alle imprese, è la legge di riferimento sul regime d’aiuto, perché ognuno di questi deve avere una legge regionale che li copre”.