I nuovi viaggi saranno in forte concorrenza con i voli aerei anche per ragioni di prezzo perché, da centro città a centro città, il costo del biglietto potrebbe oscillare tra i 39 e i 49 euro, ed il tempo non è molto superiore a quello che si impiega utilizzando l’aereo, tenuto conto dei tempi morti da e per gli aeroporti.
La notizia che precede ci getta nello sconforto più nero allorquando facciamo il punto sullo stato dei trasporti ferroviari nella nostra Isola.
Nel forum, al quale ha partecipato il sottosegretario Pippo Reina, pubblicato il 4 ottobre 2008, ci venne detto che con alcuni aggiustamenti, spendendo una ventina di milioni, si sarebbe sistemata la linea ferrata, in modo da attivare tra Catania e Palermo un servizio di treni veloci (si fa per dire), affinché tra centro città e centro città si impiegasse un tempo tra due ore e due ore e trenta minuti.
In atto, dall’orario ufficiale di Trenitalia, le due città sono collegate dal servizio ferroviario con treni che impiegano tra le quattro e le sei ore (senza contare i ritardi). Vi sono però due eccezioni: un Catania-Palermo delle 15:30 che impiega 3 ore e un Palermo-Catania che parte alle 6:38 del mattino e che impiega 3 ore. Nel paragone fra la Sicilia ed il centro Europa vi è tutta la differenza dello sviluppo (del mancato sviluppo) che ci rende fortemente penalizzati.
Secondo Pietro Ciucci, presidente Anas e Ad della società Stretto di Messina, il cronoprogramma per la costruzione del Ponte è in tabella di marcia. Ma non si vede l’inizio di quelle opere senza delle quali l’importante manufatto possa produrre valore. Esse riguardano principalmente l’ammodernamento della tratta ferroviaria Salerno-Villa San Giovanni, non per far correre il treno ad alta velocità, impensabile, ma per farlo viaggiare a 200 km/h e non a 350. E dalla nostra parte, costruire linee ferroviarie per treni a 200 km/h, e non Tav, fra Messina e Palermo, Catania e Palermo, Catania e Ragusa e Ragusa e Trapani. Insomma l’anello insulare ed alcune trasversali.
L’attivazione dei conseguenti cantieri creerebbe oltre 30.000 posti di lavoro, ove potrebbero essere collocati precari regionali e disoccupati. Senza contare l’indotto di migliaia di attività collaterali. Occorre investire subito in infrastrutture, tagliando le dannosissime procedure per immettere presto liquidità sul mercato.