Risposte alle Pmi con simulatore

MILANO – Dopo la conferenza stampa di Roma nella quale Intesa Sanpaolo ha presentato l’accordo tra Confindustria Piccola Industria ed Intesa Sanpaolo, il battesimo sul campo è iniziato proprio da Palermo. Abbiamo incontrato il direttore Marketing Imprese, dott. Carlo Berselli.
Ad un anno di distanza Intesa San Paolo conferma  il proprio impegno verso le imprese, può raccontarci i riscontri ottenuti?
“È importante inquadrare l’accordo nel percorso intrapreso nei primi mesi del 2009, quando sono avvenuti i primi segnali della crisi, e abbiamo capito che c’era un esigenza forte da parte degli imprenditori di affrontare una contingenza reale e concreta. Proprio a Palermo, nel marzo del 2009, in sede del convegno sulle Pmi, il nostro amministratore delegato, Corrado Passera, ha dato il proprio indirizzo mail agli imprenditori per eventuali richieste e dopo poche ore la casella di posta era piena”.
“Siamo andati sul territorio ed abbiamo fatto nostre le richieste di ricapitalizzazione, di liquidità ,di moratoria. Il tema principale era “non ci date i soldi” e quindi abbiamo costruito questo percorso: i soldi ci sono, ma la crisi ci ha messo nella condizione di capire che il percorso che abbiamo intrapreso deve essere diverso dal passato. Si è presa coscienza del cambiamento e si è cercato di trovare l’interlocutore migliore nelle associazioni, Confidi e la Confindustria, per riavvicinare una relazione che si era allentata. Siamo stati noi ad anticipare la moratoria  sfociata nell’Avviso comune Abi. Attraverso questi strumenti ed un plafond di 5 miliardi di euro si è potuto dare, in 12 mesi, un riscontro positivo a oltre 50.000 richieste delle quali più di 1000 in Sicilia. E nelle 93 sedi confindustriali dove abbiamo presentato e firmato l’accordo abbiamo incontrato oltre 10.000 imprenditori.
L’attuale presidente Boccia ha recepito in pieno il progetto ed oggi siamo in grado di tornare nelle piazze italiane a portare il nostro contributo e mettere a disposizione 10 miliardi di euro di plafond, di cui 300 milioni alla Regione siciliana”.
Come avete stimolato l’aumento di una cultura creditizia e cosa deve fare un imprenditore per utilizzare questa opportunità?
“L’imprenditore storico e solido ha reagito ed è riuscito a fare un percorso nella crisi ed a fare delle scelte. Proprio con la creazione dello Strumento diagnostico si permette all’imprenditore di chiedere direttamente  a Confindustria la chiave di accesso e si può simulare in modo del tutto riservato ed autonomo la propria situazione”.
“Ci siamo accorti che mancava da parte dell’impresa la consapevolezza di come la banca potesse valutare la propria realtà, perché anche se il Diagnostico non fornisce il rating, permette di dare valutazioni da una parte economiche e dall’altra qualitative dando l’opportunità all’imprenditore di raccontarsi, di raccontare i suoi progetti ed i suoi cambiamenti. Poi per completare il tutto è chiaro che è necessario la parte andamentale degli insoluti, degli sconfinamenti che solo il vissuto quotidiano dell’azienda può inquadrare in un certo modo. In quel momento quando si va in banca il nostro personale utilizza uno strumento che si chiama Simulatore e permette di dare una valutazione oggettiva della situazione aziendale per costruire insieme all’imprenditore una risposta”.