In Sicilia vi sono quattordici discariche. Qualche dissennato responsabile delle istituzioni parla di individuarne altre, come se questa fosse la soluzione del problema. Mentre la legge 9/2010, che ha istituito le dieci nuove Ato e soppresso le vecchie ventisette (ancora tutto sulla carta), prevede una filiera dei rifiuti che parta dall’immagazzinamento in apposite aree e che prosegua attraverso un processo produttivo di gas ed energia, con un residuo molto basso. Il che significa che ogni provincia dovrebbe avere il suo impianto, dotato di discarica che, a ciclo continuo, smaltisca gli Rsu. Dunque, non solo non si devono creare nuove discariche, ma occorre chiuderne quattro per lasciarne solo dieci, tante quante sono le nuove Ato Spa.
Impianti industriali di ultima generazione per la produzione di energia che utilizzino come materia prima gli Rsu ve ne sono diversi e contano su brevetti internazionali. Si tratta ora di attivare subito le Ato Spa provinciali, in modo che si dotino immediatamente di tali impianti. In questo quadro rientra anche la raccolta differenziata, perché prima di portare i rifiuti nel magazzino dell’impianto di produzione di energia vengano recuperate le diverse materie prime.
Quanto precede, presenta un ulteriore vantaggio: mettere a gara di evidenza pubblica di livello europeo gli impianti industriali da connettere con i magazzini (ex discariche) di Rsu, in modo da assegnare l’impianto a chi offra minore impatto ambientale ed al prezzo più basso, per l’utilizzazione della materia prima (Rsu).
Il magazzino potrebbe essere gestito dalla stessa industria o da altra società che otterrebbe l’appalto mediante gara pubblica, fondata su due requisiti: il prezzo più basso nel ricevere gli Rsu ed il prezzo più basso per trasferire tali Rsu agli impianti industriali.
Come si vede da quanto andiamo scrivendo, la soluzione c’è, è economica e funzionale. Si tratta di copiare il modello già funzionante che esiste in diverse città d’Europa (Berlino, Monaco di Baviera, Rotterdam).
Vogliamo ulteriormente precisare che nel mondo mediatico occorre trasformare la denominazione di termovalorizzatore o inceneritore in impianto industriale per la produzione di energia con materia prima (rifiuti).
Siamo convinti che così com’è impostato il problema tanti comuni ambirebbero ad avere un impianto industriale di questo tipo, perché porterebbe ossigeno alle casse dell’amministrazione e nessun danno ambientale per i cittadini.