Comuni impreparati al versamento di petrolio in mare e sulle spiagge

CATANIA – Si stima che ogni anno lungo le coste italiane, le superpetroliere trasportano circa 180 milioni di tonnellate di petrolio con un elevato rischio d’incidente ambientale connesso allo sversamento di petrolio. A ciò bisogna aggiungere che in Italia operano 12 raffinerie, 14 grandi porti petroliferi e 9 piattaforme di estrazione off-shore, che movimentano complessivamente oltre 343 milioni di tonnellate di prodotti petroliferi l’anno. Ci sono anche ben 482 depositi petroliferi collocati vicino al mare, che hanno una capacità di quasi 18 milioni di metri cubi.
Se scendiamo su scale regionale, troviamo che la Sicilia con le sue cinque raffinerie, quattro porti e quattro piattaforme, è il luogo dove si movimentano oltre 123 milioni di tonnellate di prodotti petroliferi. Si tratta di un primato a livello nazionale che vede al secondo posto la Liguria con circa 65 milioni di tonnellate di prodotti petroliferi, il Friuli Venezia Giulia con45 milioni di tonnellate, la Sardegna con 41milioni di tonnellate, e così via.
Sono cifre eloquenti che collocano l’Italia tra i primi posti al mondo delle nazioni più esposte al rischio d’incidente ambientale connesso allo sversamento di petrolio. Quanto al greggio sversato nei nostri mari, si stima che negli ultimi 25 anni sono finiti in mare circa 162.000 tonnellate, più della metà di tutto il petrolio finito nel Mediterraneo nello stesso periodo.
È uno scenario critico che trova impreparati molti comuni costieri italiani, non attrezzati per la bonifica delle coste pertinenti in caso di spiaggiamento di petrolio.
Sarebbe opportuno che i comuni costieri redigessero piani locali di antinquinamento e soprattutto che ci fosse una normativa più efficace sul traffico di petrolio in mare che arginasse la pratica criminale di scarico delle acque di sentina e di lavaggio delle cisterne.
Gli sversamenti di petrolio continuano, purtroppo, ancora a colpire le coste della penisola, soprattutto quelle siciliane, nonostante il meritorio controllo di un’efficiente Guardia Costiera che nel biennio 2008/2009, su scala nazionale, ha realizzato ben 15.517 missioni di vigilanza antinquinamento.
Anche se non possiamo non evidenziare che è in atto un’efficace collaborazione tra il Dipartimento della Protezione Civile, il Comando Generale delle Capitanerie di Porto e Legambiente, che hanno redatto il primo manuale tecnico sull’intervento del volontariato nella bonifica delle coste.
Il volontariato da solo evidentemente non basta.
È ora che i comuni costieri si organizzino adeguatamente con adatte strutture in grado di fronteggiare l’emergenza legata allo spiaggiamento di petrolio, per il bene degli ecosistemi marini e delle economie legate al mare.