L’onore della politica e l’onore dei cittadini

L’inutile diatriba all’interno del partito democratico fra il giovane sindaco di Firenze, Matteo Renzi, e l’anziano segretario, Pierluigi Bersani, sulla data di nascita di chi debba fare politica mi dà lo spunto per alcune riflessioni su l’onore della politica e l’onore dei cittadini.
Onore, una parola desueta, usata dai media quando ci si riferisce alla criminalità organizzata, quasi che fosse una prerogativa di quei soggetti. L’onore, secondo il dizionario, è la dignità personale in quanto si riflette nella considerazione altrui. è il valore morale, il merito di una persona, non in sè, ma in quanto conferisce alla persona stessa il diritto alla stima ed al rispetto da parte degli altri.
Reputazione ed onorabilità, altre due parole poche usate e poco comprese, soprattutto da chi ha responsabilità di fare informazione ed ha anche il dovere di farla su una base etica non discutibile.
Per tornare al litigio interno nel Pd, i giovani vogliono rottamare i vecchi, i vecchi non vogliono farsi rottamare dai giovani.

Si tratta di una questione priva di senso concreto, in quanto chi assume le massime responsabilità in una comunità deve essere irreprensibile ed aver dimostrato ottime virtù morali, oltre che ottime capacità professionali. Questi requisiti valgono sia per i giovani che per i vecchi.
Certo, vedere in circolazione nel Parlamento gente come De Mita, D’Alema, De Michelis, Berlusconi, Casini, Fini ed altri dinosauri è veramente stomachevole. In Italia, non vige il principio sacrosanto che, dopo due legislature, chiunque abbia agito in politica, a qualunque livello, debba andare a casa e riprendere la sua vecchia professione o il suo vecchio mestiere. Non è accettabile  che una persona faccia il politico di professione, percepisca venticinquemila euro al mese lordi,  prenda la pensione dopo una legislatura e, infine, udite, udite, abbia diritto ad una liquidazione a titolo di risarcimento per ritornare da dove era partito!
Questo è il principio del disastro economico dell’Italia, ove ognuno tira il lenzuolo dal proprio lato.

 
Ma chi ha detto che questi giovani rampanti abbiano il senso dell’onore e capacità professionali, tali da sostituire i vecchi? è la buona amministrazione, il conseguimento di risultati eccellenti, la capacità di mettere in atto servizi ottimi per i cittadini, che danno una sorta di certificazione del merito.
A me non sembra che il sindaco Renzi, che dovrebbe occuparsi a tempo pieno di amministrare la sua città, piena di problemi, faccia il bene della sua comunità, quando, invece, si preoccupa di diventare il leader nazionale del suo partito.

Qui è in ballo l’onore dei cittadini, soprattutto quelli appartenenti alle fasce deboli. Il loro onore va tutelato  e viene tutelato solo se chi è preposto ai vertici della comunità ha onore. Se non ne possiede o non ne capisce l’intrinseco significato non è degno di stare in quel posto.
D’altra parte, i cittadini devono individuare le persone che hanno onore, anche interrogandole e manifestando la loro idea, scrivendo frequentemente ai quotidiani. Tutti debbono partecipare attivamente alla res pubblica. Quando si assentano o non vanno a votare dimostrano di protestare, ma la protesta è inutile perchè gli interlocutori vogliono essere sordi per loro convenienza.
Onore della politica e onore dei cittadini, ecco la cosa cui dovremmo pensare tutti noi, per comportarci adeguatamente nell’agire all’interno della Comunità e per chiedere a chi ci rappresenta che rispettino impegni assunti e la smettano di fare  promesse e promesse, senza alcuna capacità di mantenerle.
Concludo con un amaro aforisma di Sir Winston Leonard Spencer Churchill (1874-1965): “L’abilità politica è l’abilità di prevedere quello che accadrà domani, la prossima settimana, il prossimo mese e l’anno prossimo. E di essere così abili, più tardi, da spiegare perché non è accaduto”.