Dove tagliare? Ovviamente dove ci sono gli sperperi e gli sprechi e cioè nella Pubblica amministrazione, nella quale occorrerà fare come David Cameron, premier della Gran Bretagna, il quale ha tagliato 500 mila dipendenti. O come ha fatto Josè Luis Zapatero, premier della Spagna, che ha tagliato drasticamente i costi della politica. O come ha fatto Nicolas Sarkozy, che ha nominato il nuovo Governo formato da appena quindici ministri e dieci sottosegretari, contro i circa cento componenti del Governo Berlusconi.
Per fare questi tagli e rimettere in carreggiata l’economia italiana occorre una maggioranza coraggiosa, coesa, che sfidi l’impopolarità di quelle corporazioni che si sentono danneggiate (a torto) dalle riforme e private di risorse che costituiscono autentici sprechi.
Dopo l’uscita di Fini dal Popolo delle libertà la situazione fotografata a oggi è più o meno la seguente: Berlusconi e Bossi hanno una maggioranza di circa dieci senatori nella Camera alta e sono sotto di sette deputati nella Camera bassa: uno stallo perfetto che non sembra possa mutare in atto. Le elezioni sono quindi indispensabili, sperando che possano cambiare tale situazione.
Dunque, elezioni. Cosa potrà scaturire da esse? Non è difficile pronosticare che il Popolo della libertà e i suoi alleati si confermino la prima forza politica del Paese e conquisteranno di conseguenza 340 seggi alla Camera. Non si sa, però, se il sistema dei premi, regione per regione, darà al Cavaliere la maggioranza al Senato. Potrebbe perciò verificarsi, di nuovo, la situazione di stallo a Camere invertite: maggioranza alla Camera e insufficienza al Senato. Tuttavia, l’asse Berlusconi-Bossi governa 10 Regioni su 20 (sette al centrosinistra e tre a movimenti autonomisti). Se non vi fossero variazioni, potrebbe conseguire la maggioranza anche al Senato.
L’umore degli elettori è però volto al nero perché sono scontenti dell’incapacità di questo Governo di realizzare le riforme strutturali e di dare slancio all’economia. Non si sa se questo malumore si manifesterà con l’astensionismo o con un voto di protesta indirizzato verso i partiti che della protesta fanno una bandiera.
In questa situazione nebulosa vi è una sola certezza: dobbiamo uscirne fuori al più presto.