Messina – Università di nuovo nella bufera benvenuti nella Melittocrazia

MESSINA – Le belle famiglie dell’Università di Messina sono finite ancora una volta, l’ennesima, sotto la lente della Procura di Messina. E con esse la moglie del rettore, Carmela Grasso – giunta alla sua quarta inchiesta – gestita dal sostituto procuratore Adriana Sciglio e dagli investigatori della Sezione di Pg della Guardia di finanza e avente come oggetto una lunga lista di presunte illegalità che vanno dall’assenteismo ai soliti casi di familismo amorale nell’assegnazione di borse di studio.
Sono 38 i capi d’imputazione contestati agli indagati, che invece in tutto sono 18. Ma regina indiscussa dell’indagine è lei, Melitta, tra il 2007 e il 2008 impiegata di categoria “C” al Polo dell’Annunziata presso UniMeSport. Stando a quanto riportato dalla Procura, in quel periodo ci sarebbero state ben 77 giornate di lavoro in cui la donna si sarebbe assentata dal lavoro senza alcun motivo plausibile, o meglio: in 12 casi avrebbe dichiarato di non aver timbrato il badge “per dimenticanza”, con l’avallo di Carmelo Trommino, direttore di UniMeSport, quando la sua presenza era stata rilevata in altri luoghi dell’Ateneo; in altri casi si contesta alla Grasso di aver fatto timbrare il badge da altri in sua assenza (indagati con lei il segretario amministrativo e il responsabile dell’area amministrativa di UniMeSport, rispettivamente Giuseppe Cardile e Angelo Tortora), oppure di aver ottenuto permessi per malattia presentando false autodichiarazioni. E questo per quanto riguarda i primi 35 capi di imputazione.
Per gli altri tre si cambia registro e si passa alle raccomandazioni dei parenti. Stiamo parlando di borse post-dottorato da circa 10.500 euro l’anno e di un presunto patto tra docenti per infiltrarsi nelle commissioni e favorire i propri congiunti. Indagati in questo senso, oltre alla moglie del rettore, i docenti Giovanna Ursino, Letterio Smeriglio, Concetta Epasto, Francesco Gatto, Armando Curatola, Annamaria Murdaca e Giuseppa Casapollo. Avrebbero permesso illegalmente l’assegnazione delle borse nel 2008 a Miriam Grasso (nipote della reginetta dell’Ateneo), Lelia Di Natali (nuora di Giovanna Ursino) e Laura Scerbo (nuora di Letterio Smeriglio). E c’è ancora chi si illude di poter fare carriera universitaria solo con uno “studio matto e disperatissimo”. La meritocrazia a Messina sembra essere stata soppiantata da tempo con la “Melittocrazia”.
 


Concorsi. Tutto sarebbe stato pilotato
 
MESSINA – Ultimi due capi d’imputazione di quest’inchiesta della Procura sull’Ateneo di Messina. Indagati da una parte i docenti Giovanna Ursino, Giuseppe Rando, Valleda Bolognari, Attilio Aldo Epasto e Giuseppe D’Attila per presunto abuso d’ufficio (avrebbero favorito l’assunzione in area tecnica con contratto a tempo indeterminato di Girolamo Barbera, figlio della Ursino, come esperto in Tecniche e Relazioni didattiche per il corso di laurea di Promotore turistico della facoltà di Scienze della Formazione), dall’altra Elvira Lussana, Oria Tallone, Gianni Petino e Concetta Epasto, sempre per abuso d’ufficio (qui il posto da ricoprire era di ricercatore in Geografia economico-politica presso la facoltà di Scienze della Formazione, e la vincitrice  Simona Epasto, nipote di Concetta e di Aldo). Perché all’Università di Messina il sapere si tramanda per via genetica…