Stenta a partire la rivoluzione verde. 131 anni per soppiantare il petrolio

PALERMO – La rivoluzione verde nella produzione di energia è ancora agli inizi e per colmare il divario con le fonti tradizionali ci vorrà del tempo. Per l’esattezza, secondo due ricercatrici dell’Università della California con uno studio pubblicato dalla rivista Environmental Science & Technology, saranno 131 gli anni necessari prima che la produzione da Fer (Fonti Energetiche Rinnovabili) riesca a soppiantare del tutto i prodotti derivati dal petrolio.
Questo lasso di tempo, forse non sufficiente a salvare le sorti del pianeta, andrebbe invece ridimensionato utilizzando delle politiche mirate e più favorevoli alla diffusione e sviluppo delle fonti alternative. Del resto le prime picconate al dominio del petrolio, frutto anche della lunga crisi mondiale, sono abbastanza evidenti ed è un processo per certi aspetti autoindotto dall’attuale sistema economico. La crisi del petrolio è ormai realtà consolidata e proprio nei giorni scorsi Stefano Saglia, sottosegretario allo Sviluppo economico, ha espresso la sua preoccupazione in merito all’eccesso di capacità delle raffinerie italiane, al punto da ipotizzare una seria ricaduta in termini occupazionali per almeno 3-4 stabilimenti. “In Italia – ha spiegato Saglia, intervenendo alla tavola rotonda organizzata dall’Up (Unione petrolifera) – c’è un eccesso si capacità di 15-20 milioni di tonnellate, almeno 3-4 raffinerie, sulle 16 esistenti, possono avere problemi di carattere occupazionale. Nel 2009 il tasso di utilizzazione degli impianti è stato dell’81%”.
La necessità di premere sull’accelerazione delle rinnovabili non è solo priorità strettamente ambientale ma anche energetica, perché esiste il rischio concreto di restare a secco. Secondo il World Energy Outlook dell’International Energy Agency il picco di produzione sarebbe già stato raggiunto quattro anni fa, ed un calcolo stima che le riserve potrebbero durare ancora per poco meno di mezzo secolo.
Ma queste politiche dell’incentivazione esistono? Nell’ambito nazionale la situazione siciliana assume una valenza ancora contraddittoria. Il famoso Piano Energetico della Regione Siciliana vacilla e nei mesi scorsi si sono levate le proteste degli imprenditori che hanno lamentato la lentezza burocratica degli uffici della regione nel rilascio delle autorizzazioni per la costruzione di nuovi impianti. Una nota degli imprenditori del settore denuncia la situazione presso “gli assessorati regionali dell’Energia e del Territorio e Ambiente e lamenta le gravi difficoltà che devono affrontare i lavoratori del comparto per colpa delle inefficienze e delle inadempienze della pubblica amministrazione regionale”. Del resto però la giunta Lombardo ha puntato sulle rinnovabili “pulite” – escludendo quindi le pale eoliche dato il gioco speculativo che si era venuto a creare e le certificate infiltrazioni mafiose in alcuni affari del settore – incentivando i piccoli impianti e facendo registrare, secondo un rapporto Enea,  una crescita della produzione di energia da rinnovabili pari al 1112% dal 2000 al 2008.