Case abusive, sindaci indifferenti

PALERMO – L’Agenzia del Territorio ha portato a termine il 30 settembre scorso il rilevamento dei fabbricati non dichiarati al Catasto, che sono oltre 307 mila. I siciliani però non si stanno certo affrettando ad affollare gli uffici per regolare la propria posizione. Lo conferma lo stesso direttore dell’Agenzia in Sicilia, Marco Selleri: “L’aggiornamento delle posizioni catastali procede piuttosto a rilento, con un incremento molto modesto delle segnalazioni”. E aggiunge: “Non c’è stata un’adeguata campagna di comunicazione, soprattutto da parte dei Comuni, i quali però sarebbero i primi ad avere interessi, perché potrebbero immediatamente riscuotere imposte come Ici, Irpef, Tarsu o Tia che sono tutte di competenza comunale”. Ma di tutto questo non avviene niente. O quasi.
 
Adesso il dato è definitivo: in Sicilia le “case fantasma” sono 307.271, una ogni 17 abitanti. Quello degli immobili abusivi (tecnicamente fabbricati non dichiarati al Catasto) non è più, dunque, un fenomeno che conosciamo per sentito dire o comunque di cui non abbiamo un’idea precisa: di questa piaga noi del QdS ce ne siamo occupati in più numeri nel corso del 2010, cercando di mettere insieme dati, cifre e informazioni e tracciare quindi un quadro preciso di quanto accade nella nostra Isola.
Oggi sappiamo, comune per comune, quanti sono gli immobili, dove si trovano e, in alcuni casi, chi sono i proprietari: lo sanno anche sindaci e amministratori, che però non intervengono, come dovrebbero, con mano ferma e decisa per arginare il problema.
L’Agenzia del Territorio ha infatti portato a termine il 30 settembre scorso il monumentale processo di rilevamento dei fabbricati non dichiarati al Catasto, così come era stato incaricato dal Decreto legge n. 262 del 3 ottobre 2006. Un lavoro che ha dato degli ottimi risultati e che grazie alle sofisticate tecniche di telerilevamento aereo ha gettato una luce chiarificante e definitiva su quell’intero mondo parallelo di cui sapevamo l’esistenza ma di cui non avevamo precisa contezza, quello appunto dei fabbricati non dichiarati.
La piaga è antica e affonda le sue radici nel business del mattone, ma ha anche dei risvolti più che attuali: il 31 dicembre 2010, ai sensi del Dl n. 78 del 31 maggio 2010 (la cosiddetta manovra correttiva di metà anno) scade infatti il termine per la dichiarazione di aggiornamento catastale spontaneo da parte dei proprietari degli immobili non dichiarati. E a quanto pare i siciliani non si stanno certo affrettando ad affollare gli uffici dell’Agenzia del Territorio per regolare la propria posizione. Lo conferma lo stesso direttore dell’Agenzia in Sicilia, Marco Selleri, al quale abbiamo chiesto qual è l’andamento delle dichiarazioni spontanee nell’Isola.
“L’aggiornamento delle posizioni catastali in Sicilia – ci spiega Selleri – procede piuttosto a rilento rispetto ad altre Regioni, in particolare rispetto a quelle del Centro e Nord Italia. Registriamo infatti un incremento molto modesto delle segnalazioni di accatastamento, che per di più non sappiamo se si riferiscono alla registrazione di vecchi immobili non dichiarati o a fabbricati di nuova costruzione”.
Insomma, non c’è l’atteso boom di regolarizzazioni connessi alla sanatoria che scade il 31 dicembre: perché?
“Il boom – continua Selleri – non c’è stato anche perché non c’è stata un’adeguata campagna di comunicazione, soprattutto da parte dei Comuni, i quali però sarebbero i primi ad avere interessi in questa vicenda: con l’accatastamento degli immobili sarebbero infatti immediatamente riscuotibili imposte come Ici, Irpef, Tarsu o Tia che sono tutte di competenza comunale”.
Insomma i nostri sindaci piangono per i tagli dei trasferimenti da Stato e Regione e per un Patto di stabilità che diventa sempre più stringente, ma poi da parte loro non intervengono lì dove possono recuperare crediti enormi facendo pagare il maltolto ai proprietari degli immobili non dichiarati e quindi evasori. Si può presumere che i primi cittadini non vogliano inimicarsi una parte rilevante e presumibilmente molto influente del proprio elettorato.
Naturalmente (e fortunatamente) esistono però delle eccezioni, come quella del Comune di Noto, documentata da un nostro precedente articolo, che ha attivamente collaborato con l’Agenzia del Territorio e ha già appostato in bilancio alcuni milioni di euro dovuti al recupero dei crediti dalle case fantasma; ma appunto si tratta di eccezioni e la situazione si appresta a divenire bollente.
“Dal 1 gennaio 2001 – ci spiega infatti Selleri – l’Agenzia del Territorio sarà autorizzata ad attribuire ai fabbricati non dichiarati una rendita catastale presunta. L’accatastazione così realizzata sarà computata su valori erga omnes, che quindi potrebbero essere anche in eccesso, e soprattutto sarà retroattiva a partire dall’anno 2007 e onerosa nei confronti dei proprietari degli immobili”.
Riassumendo quindi i proprietari evasori si troveranno a pagare le tasse dei loro immobili fantasma in base a stime che potrebbero essere effettuate in eccesso e soprattutto per più annualità in una sola volta. Una vera e propria bomba a orologeria pronta ad esplodere, proprio come è già accaduto per il sistema rifiuti: non è difficile infatti immaginare la pioggia di ricorsi e di rimostranze che pioveranno sui Comuni isolani e che rinvieranno all’infinito la risoluzione del problema, proprio come sta avvenendo con la Tia e la Tarsu mai pagate e mai riscosse in pressoché tutti i Comuni isolani.
Ecco perché è doveroso da parte dei sindaci non nascondere la testa sotto la sabbia, scrollarsi di dosso clientelismi e connivenze e cominciare a riscuotere le tasse.