Ricchezza in mobilità favorisce l’evasione

Come sono eseguite dalla GdF le verifiche e gli accertamenti?
“La verifica si conclude con un verbale che si chiama ‘verbale di constatazione’. Mandiamo il nostro verbale all’Agenzia delle Entrate che trasmette per un avviso di accertamento”.
L’evasione fiscale è un problema molto attuale e centrale nonchè problematico, come intervenite?
“L’evasione fiscale è un fenomeno molto diffuso. C’è un problema di disallineamento fra ciò che sono i meccanismi economici e le misure normative. Una evasione tipo è quella che fanno le grandi imprese che sfruttano appieno la globalizzazione. Una grande impresa ha la possibilità materiale di localizzare nel mondo il reddito. Un’impresa che costituisce una società in un determinato Paese canalizza i suoi redditi lì. Si pensi a quanto possa essere remunerativo il brevetto farmaceutico, una molecola. Si localizza il brevetto in Ungheria, per esempio, dove riconoscono un reddito d’imposta per gli investimenti di ricerca e sviluppo, si ottiene un vantaggio per la tassazione bassa. Una possibilità a livello internazionale di localizzare il reddito. Ma bisogna chiedersi in cosa consiste la ricchezza, certamente non nei beni, ma nella conoscenza: quanto vale un brevetto, quanto vale un elenco clienti con valore commerciale elevatissimo, tutto questo si trasforma in ricchezza ma rappresenta un bene immateriale che può tranquillamente viaggiare su internet. A fronte di questa mobilità della ricchezza abbiamo una legislazione nazionale che decisamente lega la tassazione alla territorialità. Ogni Stato esercita la sua sovranità sul territorio, tassa laddove ha una residenza fiscale che ogni Paese cerca di ampliare il più possibile”.
A proposito di questo l’Italia come si comporta?
“Anche l’Italia lo ha fatto. L’Italia paga il reddito ovunque prodotto nel mondo, la cosiddetta worldwide taxation. Lo Stato italiano come tutti i Paesi cerca di creare un gioco competitivo per attrarre. In questo sistema di concorrenza siamo tutti perdenti”.
I paradisi fiscali sono un esempio di evasione.
“L’Isola di Man rappresenta un esempio di paradiso fiscale. Ci sono 600 banche non presenti ma attive tramite un server in cui sono canalizzate le risorse finanziarie. Certamente parliamo di un certo tipo di evasione. Una riflessione è imposta dalle strategie messe in atto dalle grandi imprese: le fusioni grazie alle quali si realizzano vantaggi di trasferire i capitali laddove è più comodo”.
Forse a Catania questi problemi non sono presenti.
“Purtroppo non è così perché anche quì ci sono le cosiddette triangolazioni, passaggi attraverso paradisi fiscali. Diversi catanesi hanno costituito diverse società a Malta. Con Malta le triangolazioni sono semplici non tanto per un regime di tassazione che è abbastanza in linea, quanto per la possibilità che a Malta si ha di effettuare importazioni nel territorio europeo essendo frontiera comunitaria”.
Da cosa è rappresentato il male in economia?
“Ricorderei a tal proposito Robert Aumann, premio Nobel per l’economia del 2005, il quale ha riconosciuto che il male della nostra economia consiste nell’aver accresciuto la comprensione del conflitto e della cooperazione attraverso l’analisi della ‘Teoria dei giochi’ come approccio per affrontare la grande questione: perché alcuni gruppi di persone o Paesi riescono a promuovere la cooperazione, mentre altri subiscono i conflitti? A livello internazionale siamo tutti in un gioco competitivo, tutti l’uno contro l’altro, nessuno vuole cedere. Ha dimostrato matematicamente il vantaggio di passare da un gioco competitivo ad uno cooperativo. L’Italia, tutto sommato, riesce a reggere perché ha una ricchezza localizzata, ciò per il fatto che ha il 90% di piccole e medie imprese che per loro natura sono meno mobili e la sovranità tributaria riesce ad avere la meglio. Il tessuto portante della nostra economia e la piccola e media impresa”.
Qual è l’attività per sua natura economica localizzata?
“Il turismo è localizzato. La rincorsa alla ricchezza localizzata sta portando anche alla distorsione costituzionale. Se tasso con aliquote crescenti incentivo a delocalizzare altrove”.
 

 
Con internet accertamenti fiscali più semplici. L’evasore preferisce usare il contante
 
Gli accertamenti finanziari come avvengono?
“Dal 1991 in poi abbiamo un anagrafe dei rapporti. Oggi gli accertamenti finanziari sono molto più semplificati. Una volta erano passaggi impraticabili. Adesso si inseriscono i dati via computer, si visualizzano le aree interessate dove si hanno rapporti, si notifica direttamente via computer e ritornano in un formato gestibile”.
Perché si usa ancora il contante?
“Non c’è nessuna ragione evidentemente si ha qualcosa da nascondere. Il pagamento tramite bonifici, bancomat, etc., è un deterrente e crea un problema a chi vuole evadere. Anche se in Italia abbiamo il maggior numero di carte di credito e bancomat, siamo quelli che usano più contante in Europa e più ancora al Sud. Come carte di credito siamo allineati in Europa come numero pro capite. Se sovrapponiamo i dati con altre movimentazioni finanziarie non riconducibili al Pil tiriamo le somme. Se voglio fare nero totale non faccio fatture”.
Cosa comprende il nucleo di Polizia Tributaria?
“Il Nucleo di PT a dispetto del nome ha tre anime correlate: una si dedica alla polizia finanziaria in senso generale che guarda al bilancio dello Stato dal lato delle entrate e delle uscite, controllo dell’attività della spesa pubblica, fondi europei, la famosa l488 dell’aiuto alle imprese; il Gico e la sezione che si occupano di droga; abbiamo un protocollo d’intesa con le Asl e un’area che si occupa del controllo dei mercati in relazione alla tutela della concorrenza infatti dialoghiamo con l’Antitrust. Sono aree apparentemente diverse ma collegate”.
 

 
Curriculum
 
Giuseppe Arbore dopo un articolato corso di studi accademici ha frequentato dal 2005 al 2007 un corso di alta qualificazione alla Scuola di PT di Ostia. Ha ricoperto e ricopre numerosi incarichi. Dal 2000 al 2005 è stato alla Commissione Europea diBruxelles come esperto per lo Stato membro Italia e come delegato del ministero dell’Economia e delle Finanze. Dal 2003 al 2005 è stato Capo della sezione “Analisi e studi” dell’ufficio del Capo di Stato Maggiore al Com. gen. della Guardia di Finanza di Roma. Dal 2007 ad oggi, con il grado di Tenente colonnello, è comandante del Nucleo di PT della Guardia di Finanza di Catania.