Se il maestro si fosse ben documentato, avrebbe appurato che il Paese dedica cospicue risorse statali e locali alla cultura, seppure mai sufficienti. Il guaio è, avrebbe dovuto dire Barenboim, che con il suo comportamento furbetto ha voluto strappare facili applausi, che delle risorse destinate alla cultura, tre quarti sono letteralmente divorati dagli apparati, dentro cui un ceto politico senza etica ha infilato i propri galoppini in quantità abnorme, non certamente funzionale alla produzione di quei servizi.
I radical chic presenti, quasi tutti della buona borghesia milanese, hanno applaudito, senza chiedere conto al Maestro, di questa ambiguità: quanto va agli apparati e quanto va alla produzione dei servizi culturali. Applaude a questi sermoncini da prima elementare solo chi non usa la propria testa, chi non fa analisi appropriate, chi non si informa per capire dov’è la verità.
I tredici teatri lirici italiani e i numerosissimi teatri regionali e comunali potrebbero fare più cultura se mettessero in rete i propri servizi in modo da abbassare i costi degli apparati e limitare la presenza di dipendenti non collegati a un Piano aziendale, inesistente in tutti i teatri.
Il cancro è la pubblica amministrazione, nella quale, però, vi sono numerosi professionisti che non vengono utilizzati al meglio perché domina la cultura del favore. Si sa, che il favore collide con il merito. Fino a quando i governi non si preoccuperanno di inserire dosi massicce di merito e responsabilità nella Pa, questa continuerà a divorare risorse producendo servizi scadenti e bloccando l’economia nazionale.
La Giustizia è il settore più evidente della disfunzione della pubblica amministrazione. I giudici sono chiamati a fare sentenze, più ne fanno e più processi si chiudono. Gli avvocati sono chiamati a dare la migliore difesa al proprio cliente, diritto costituzionale, ma la loro etica dovrebbe imporre di evitare prolissi allungamenti delle procedure che contribuiscono all’allungamento dei processi. I dirigenti e il personale amministrativo dovrebbero funzionare come in una moderna azienda di servizi ed essere dotati di tutti gli strumenti informatici e lavorare solo in modo digitalizzato.
Sogno? Sì, ma senza sogni non si costruisce il futuro.