In quell’epoca vi fu l’avvento di Craxi con il colpo di mano del Midas in cui riuscì a togliere la segreteria a Nenni e a imporsi con tutti i suoi gregari. Nel 1979, Andreotti profetizzava la solidarietà nazionale ed ecco che Craxi, per evitare di essere tagliato fuori, si impose con il piccolo 13 per cento del Psi, impadronendosi della tecnica dei due forni, tanto cara al divino Giulio.
Siccome la Dc non voleva andare all’opposizione, ma restare a governare a tutti i costi, la nuova accoppiata Dc-Psi non trovò di meglio che allargare i cordoni della spesa pubblica e quelli della pubblica amministrazione. Da quell’epoca in avanti, tutti i ministri autorizzarono l’immissione non solo nella burocrazia, ma anche nelle aziende statali, non ancora Spa, come Poste e Ferrovie, l’inserimento di decine e decine di migliaia di cittadini, tanto non importava quanto spendessero, perché pagava Pantalone. E chi se ne fregava di Pantalone.
Quanto descritto porta alla conseguenza che vediamo sotto i nostri occhi, per cui il tasso di democrazia dentro i partiti è pari a zero, viene impedito il controllo dei cittadini e la qualità del personale politico si abbassa, perché le scelte non sono fatte in base al merito, ma alla fedeltà.
Tutto questo nuoce alla vita pubblica, perché quando gli amministratori non hanno i requisiti di cultura e professionalità almeno sufficienti e sono dei sòdali, prendono decisioni nell’interesse privato degli amici e non nell’interesse generale, come sarebbe loro preciso dovere.
La partitocrazia è una brutta bestia ed è la parte peggiore della gloriosa Democrazia cristiana, che ha contribuito a fare rinascere l’Italia coi grandi De Gasperi e Sturzo. Questa parte peggiore viene denominata democristianismo, di cui abbiamo ancora tanti campioni presenti nella vita politica italiana, che del trasformismo fanno il loro quotidiano.
Occorre ribaltare lo stato dei fatti, cancellare la partitocrazia e ripristinare i partiti costituzionali.