Proprio nel versante della pubblica amministrazione statale, regionale e locale Tremonti non solo non ha operato alcun taglio, ma ha consentito che i 3,5 mln di dipendenti pubblici avessero incrementi salariali di oltre il 4 per cento, ben superiore all’inflazione e agli incrementi dei dipendenti privati. Non solo, ma la spesa corrente non è stata compressa, per cui anch’essa è aumentata per un effetto inerziale insopprimibile.
Berlusconi continua a battere il tasto della riduzione della pressione fiscale, ma è un tasto stonato. Infatti la pressione fiscale non può essere diminuita se non si tagliano le spese, sia per restare dentro il Patto di stabilità europeo, che per cominciare a intervenire sul debito pubblico che è di 1.867 mld €.
è comprensibile la difficoltà di un Governo che deve tagliare le spese clientelari, cioè quelle che portano voti. Ma ormai siamo al redde rationem: non c’è più spazio per ulteriori gesti illusori. Si deve passare con decisione ad abbattere gli 80 mld annui di interessi sul debito contro la metà che hanno i più importanti partner europei. è questo il nodo della manovra. Il resto è solo propaganda.
Tutti ricorderanno che la mattina dopo, chi era titolare di un conto corrente bancario o di un libretto di deposito, si trovò decurtato il saldo attivo dello 0,6 per cento. Non è questa la strada, perchè comunque sarebbe inutile dal momento che ogni anno vi è un disavanzo che si somma al debito pregresso.
è stata sbandierata l’ipotesi di alienare il patrimonio pubblico non funzionale all’esercizio delle attività istituzionali che non avesse caratteristiche storiche o archeologiche, ma l’idea è rimasta nei cassetti mentre attuando un piano rigoroso e adeguato, potrebbe portare nelle casse dello Stato 300 o 400 mld € da destinare esclusivamente al già citato fondo ammortamento debito pubblico, con l’effetto indiretto di abbattere sensibilmente i relativi interessi.
Da qualunque parte si giri, la questione del debito è centrale nella politica economica italiana, perché i circa 40 mld in più di interessi sono indispensabili per la crescita economica. Mantenendo questo gravame, il Governo ha le mani legate e invece deve sciogliersele al più presto. Oppure porterà il Paese al disastro.