Attività illecite nel ciclo dei rifiuti in Sicilia

ROMA – Proprio ieri l’Aula della Camera ha approvato la relazione territoriale sulle attività illecite connesse al ciclo dei rifiuti nella Regione siciliana della Commissione parlamentare di inchiesta sulle attività illecite connesse al ciclo dei rifiuti.
Il testo, approvato all’unanimità dall’Assemblea di Montecitorio, ha fatto da guida nel recente dibattito sulla gestione dei rifiuti nell’Isola, assieme alle dichiarazioni del presidente Raffaele Lombardo e degli esponenti della giunta regionale tra cui Pier Carmelo Russo.
La fotografia della commissione sulla gestione siciliana dell’immondizia ha evidenziato favori plurimi a tutti i livelli con un meccanismo che in quasi tutte le province prevedeva principalmente l’arricchimento di pochi, spesso collegati alla criminalità organizzata. Di fatto la gestione commissariale siciliana, cominciata nel lontano 1999, è stata una colossale macchina di denaro a vantaggio dei trasportatori e dei proprietari di discariche.
La fase emergenziale non ha mai prodotto una rete impiantistica degna, gravando di fatto in termini di costi sul sistema Ato. L’attuale settore dei rifiuti isolano garantisce altre entrate poco trasparenti che la commissione Pecorella ha svelato nella sua relazione.
Un esempio su tutti: il percolato ricco che anziché essere smaltito all’interno di Bellolampo viene trasferito in Calabria ad 80 euro la tonnellata (tra gennaio e aprile 3 milioni e 600mila euro di spesa ha confermato l’ex assessore Russo).
All’interno della crisi isolana hanno concorso anche altri fattori, tra cui quello essenziale del personale, ma anche l’interesse della criminalità che, secondo le audizioni registrate dalla commissione parlamentare, “si manifesta nel controllo, diretto o indiretto, sfruttando anche connivenze e complicità di amministratori pubblici, delle attività del settore, non solo di quelle principali (quali la gestione di discariche) ma anche di quelle accessorie (quali il trasporto, la fornitura dei mezzi d’opera, le attività di manutenzione dei mezzi)”.
Solo un esempio: la raccolta e il trasporto dei rifiuti gestito dalla famiglia mafiosa del boss Vincenzo Virga nel trapanese che possedeva anche una discarica attraverso una serie di società di prestanome.