La spesa corrente dei Comuni supera la loro capacità fiscale

La Sicilia sta meglio della Sardegna ma è nel calderone delle regioni che presentano un alto numero di comuni dove vi è uno squilibrio tra la spesa corrente comunale e la capacità fiscale.
Precisamente una fetta importante di Comuni ha una spesa corrente procapite superiore al 30% della media, tra questi ve ne sono alcuni che hanno una capacità fiscale decisamente bassa. Sono infatti il 5,75% dei 7.750 comuni analizzati le realtà locali dove il reddito procapite dei residenti, misurato dall’Irpef è inferiore al 70% di quello medio nazionale e contestualmente la spesa corrente supera del 30% quella media nazionale.
I dati sono del Centro Studi Sintesi di Venezia che, in questa delicata e cruciale fase di attuazione del federalismo fiscale comunale, ha voluto verificare la relazione tra la capacità fiscale (imponibile Irpef procapite) e la dimensione della spesa corrente dei comuni italiani.
Sono soprattutto i comuni delle regioni del Sud che presentano questo squilibrio ed in particolare in Sardegna (42,82% di tutti i comuni sardi) sono quasi la metà, ma ve ne sono parecchi anche in Sicilia (29,2%) e in Molise (24,56%). Abruzzo (7,94%), Basilicata (7,81%) e Calabria (7,16%) ospitano una quota di Comuni con questo “squilibrio” in proporzione superiore al resto d’Italia, mentre al contrario Friuli Venezia Giulia, Toscana, Emilia Romagna e Veneto ne hanno soltanto uno. Chiude la graduatoria la Valle d’Aosta, che non presenta comuni a bassa capacità fiscale ed ad alta spesa corrente procapite.
Se passiamo ad osservare i comuni capoluogo, le città meno equilibrate da questo punto di vista sembrano essere Napoli (indice di spesa al 129% e capacità fiscale al 64%), Catania (116%;64%), Lanusei (108%; 68%), Palermo (102%; 62%), Cosenza (106%; 71%), Oristano (108%; 78%), Salerno (110%; 81%), Cagliari (124%; 99%), Nuoro (102%; 81%), Lecce (104%; 83%) e Potenza (104%; 84%).
 
Al contrario la maggior parte dei capoluoghi italiani (72%) si trovano in una situazione di sostanziale reciprocità tra quanto possono spendere sulla base della capacità fiscale e quanto effettivamente poi spendono.
“Questo studio che da un lato analizza la capacità fiscale dei comuni e dall’altro la confronta con la propensione alla spesa non mette in discussione – affermano i ricercatori del Centro Studi Sintesi – la perequazione e il principio di solidarietà tra i territori, bensì contribuisce unicamente a fare un po’ di luce sulla necessità di abbandonare il criterio della spesa storica per passare ad un più adeguato sistema di finanziamento basato sugli effettivi fabbisogni di spesa”.