Eolico, il vento è cambiato. Nel 2010 crollo delle installazioni

PALERMO – Ad analizzare i dati provvisori del 2010 pubblicati da Terna si capisce come il vento stia effettivamente cambiando. La grande abbuffata di eolico che aveva contraddistinto gli anni passati sta lentamente trovando un nuovo equilibrio sgonfiando un settore che, soprattutto in Sicilia, aveva ampiamente sopravanzato e annichilito le altre fonti rinnovabili. Questi meccanismi, in qualche caso legati a doppio filo con la criminalità organizzata e con speculazioni non troppo trasparenti, hanno trovato un duro stop imposto dalla giunta Lombardo che ha preferito favorire, sin dal suo primo insediamento, altre forme di rinnovabili che potessero essere meno invasive sul territorio.
“Nel 2010 – si legge in una nota Terna – la domanda di energia elettrica è stata soddisfatta per il 86,5% con produzione nazionale (di cui 66,8% termoelettrica, 15,1% idroelettrica e 4,6% geotermoelettrico, eolico e fotovoltaico) e per la quota restante (13,5%) dal saldo dell’energia scambiata con l’estero. In dettaglio, la produzione nazionale netta (286,5 miliardi di kWh) è in crescita del 1,9% rispetto al 2009; in aumento le fonti di produzione termoelettrica (+2,8%), geotermoelettrica (+0,3%), eolica (+29,1%) e fotovoltaica (+136,3%). In calo la fonte idroelettrica (-6,6%)”.
Tuttavia a dicembre 2010 la domanda di energia elettrica ha registrato una contrazione della produzione dal vento. La domanda è stata infatti stata soddisfatta “per il 90,2% con produzione nazionale – si legge in una nota Terna – e per la quota restante (9,8%) dal saldo dell’energia scambiata con l’estero. In dettaglio, la produzione nazionale netta (25,7 miliardi di kWh) è in crescita del 6,3% rispetto allo stesso mese del 2009; in aumento le fonti di produzione idroelettrica (+19%), termoelettrica (+4,7%), geotermica (+3,2%) e fotovoltaica (+78,1%). In calo la fonte eolica (-2,6%)”.
Ma a preoccupare l’Anev (associazione nazionale energia del vento) è il crollo del 25% delle installazioni eoliche. Secondo la Confindustria del vento il dato di riduzione è assai serio “perché riflette un diffuso malessere tra gli operatori e, in prospettiva, mette a serio rischio il raggiungimento degli obiettivi comunitari al 2020 e, allo stesso tempo, l’occupazione dei 67.000 addetti nel settore ipotizzati”.
Sul banco degli imputati, secondo l’Anev, il crollo degli incentivi come la riduzione del 40% del valore dei Certificati verdi. In Sicilia tuttavia le motivazioni del recente contenimento sono ben altre.
 Dopo la grande abbuffata del mega-eolico, adesso questa fonte costituisce oltre l’80% della produzione rinnovabile regionale e che assieme alla Puglia (27%) arriva a quasi il 50% dell’intera produzione nazionale da eolico. Per evitare questo regime da rinnovabile, tra l’altro di impatto notevole per il territorio, il Pears (Piano energetico ambientale regionale siciliano), che dovrebbe fornire il polso dell’attuale e della futura situazione energetica isolana, pur essendo depotenziato da una serie di pastoie burocratiche, delinea un futuro ricco di fotovoltaico ed eventualmente microeolico che avrebbe meno impatto sul territorio e sarebbe meno appetibile per i giochi speculativi.