In un periodo di crisi economica il governo nazionale ha operato una serie di tagli orizzontali all’economia. Come si traduce concretamente questa politica nel bilancio della città di Siracusa?
“I tagli sono quelli che sono. Quest’anno faremo un bilancio con oltre 7 milioni di euro in meno sulle spese correnti che sono un totale di 120 milioni. E pensare che già l’anno scorso avevamo tagliato 4 milioni di euro. In un anno abbiamo avuto un taglio sensibile del 10%. Questo comporta certo, dei grossi problemi”.
Un sindaco che deve fare scelte amministrative e non politiche per la sua città che fa?
“Secondo una recente ricerca dell’Anci tutti i comuni d’Italia hanno difficoltà a chiudere il bilancio. Ma è ovvio con questi tagli. Andiamo nel dettaglio: tolte le spese del personale, le utenze, gli affitti che non sono molti, ma li abbiamo comunque già ridotti e stiamo continuando a farlo, la raccolta dei rifiuti solidi urbani, gestiti da una società in appalto e soprattutto le spese contrattualizzate che si devono onorare, alla fine resta ben poco. Non ci sono grandi margini di manovra e sei costretto a ridurre i servizi o ad aumentare le tasse. L’unica imposta che potremmo aumentare, però, è la Tarsu che è già abbastanza alta e i cittadini vorrebbero addirittura diminuita. La situazione è drammatica. Magari in passato ci saranno stati sprechi, ma non possiamo recuperare tutto e subito”.
E per quanto riguarda le spese di investimento?
“Lì il discorso è diverso, perché o hai il finanziamento o accendi un mutuo. Noi capacità di indebitamento ne abbiamo ancora, ma prima o poi le rate dei mutui vanno pagate e se ogni anno ci sono tagli così ingenti il rischio è che non si è in grado di pagare. Ci sono poi due grandi problemi che di certo dovremo affrontare e per cui saranno necessari degli investimenti. Uno è il lavoro, perché crediamo ancora che il sindaco sia un datore di lavoro e si va a chiederlo a lui, e l’altro è il sorgere di nuove povertà. Gente che perde il lavoro e non riesce più a soddisfare le prime necessità”.
La strada delle opere pubbliche approfittando dei fondi dell’Unione europea l’ha considerata come soluzione possibile?
“Sì, ma il problema è che tutti questi fondi sono scritti sulla carta. Vengono dispensati con i bandi, ma se la regione siciliana non li fa. Noi come comune partecipiamo a tutti bandi che fin’ora sono stati pubblicati. Alcune somme possono essere erogate per via diretta per grossi investimenti, ma l’altra parte dipende dalla Regione che in pratica fa da collo di bottiglia. Inoltre non tutti bandi sono finalizzati agli investimenti”.
Avete già un parco progetti?
“Sì. Il Comune di Siracusa sta partecipando a tutti i bandi e abbiamo quelle progettualità che ci permettono di partecipare. Perché sì, senza i progetti non si può partecipare ai bandi per avere dei soldi a disposizione, ma i progetti costano e quindi è un cane che si morde la coda. Noi abbiamo acceso un mutuo per la nostra progettazione”.
Siracusa è ad alta vocazione turistica, cosa state facendo per incentivarlo?
“Abbiamo una eccellenza: le rappresentazioni classiche che in questi ultimi due anni hanno avuto un vero exploit, con oltre 150 mila spettatori paganti in 40 giorni. Per fare turismo, però, ci vogliono infrastrutture per questo il turismo è ancora intorno al 4% del Pil. La nuova autostrada certo ci aiuta, ma non risolve. Abbiamo ad esempio un grosso investimento pubblico per il consolidamento per le banchine del porto. Abbiamo avuto problemi con la qualità del calcestruzzo, ma i lavori stanno andando avanti e questo consentirà l’attracco contemporaneo di 2 navi da crociera. Adiacente a questo porto se ne sta costruendo uno turistico che oltre ai moli, agli approdi, e a strutture di servizi preveda anche un albergo. La situazione è però bloccata, sono nate tante polemiche e pare che dalla Regione chiedano di rivedere tutte le autorizzazioni”.
Elaborato un piano per traffico e mobilità. Lo attueremo, anche per diminuire le PM10
Quali sono le maggiori problematiche per la città di Siracusa?
“Sicuramente almeno 3: il traffico, le polveri sottili e la raccolta differenziata. Il problema del traffico è legato all’estensione del territorio siracusano rispetto al numero degli abitanti (123 mila). La gente non è abituata a usare i mezzi pubblici o le bici per spostarsi, anche se il territorio non è perfettamente pianeggiante. Inoltre la nostra convenzione con l’Ast (Azienda siciliana trasporti), finanziata dalla Regione, prevede 1 milione e 300 mila km l’anno, ma ne servirebbero almeno 800 mila in più, con conseguente aumento di traffico e inquinamento. Abbiamo già elaborato un piano traffico e mobilità, lo attueremo”.
E per le polveri sottili?
“In parte sono causate dalla zona industriale, ma per buona parte non possiamo farci nulla perché derivano dal Sahara. L’Università di Bari, ha studiato il fenomeno e purtroppo la posizione geografica ci penalizza diminuendo di moltissimo la nostra capacità di far fronte al problema”.
E per la raccolta differenziata? Come vi integrerete con le nuove Ato?
“La nostra non è una città sporca, ma ha bassissimi livelli di differenziata poiché il vecchio sistema prevedeva la raccolta a cassonetto che abbiamo capito: non ha funzionato. L’appalto che avevamo per la raccolta rifiuti è in scadenza e vogliamo rimodularlo con una raccolta differenziata porta a porta. Le nuove Ato non sono ancora state istituite e non possiamo aspettare, i rifiuti si devono raccogliere tempestivamente”.
Curriculum
Roberto Visentin, nato ad Aosta nel 1952, è ingegnere civile. Nel 1994 abbraccia l’attività politica con il partito Forza Italia, di cui è uno dei primi aderenti. Dal 1999 ha ricoperto una serie di ruoli politici: dal 1999 al 2004 è assessore ai lavori pubblici a Siracusa e dal 2004 al 2008 è assessore al centro storico. Dalla sua costituzione e fino allo stesso anno è vicepresidente del CdA del consorzio Ato idrico 8. Proprio dal 2008, fino ad oggi, è sindaco della città di Siracusa.