PALERMO – Di sicuro, al momento, ci sono tre notizie: il 31 dicembre Fiat va via; 450 milioni di euro tra fondi regionali (350) e statali (il resto) per riconvertire l’area industriale; la disponibilità di sette imprese ad impiantare parte della propria produzione nella zona. Tre notizie che però, nonostante firme e proclami, non raggiungono l’obiettivo minimo prefissato: dare lavoro a quelle 2200 persone che oggi tirano a campare tra una cassa integrazione e l’altra assemblando Lancia Ypslon e che dal 1° gennaio prossimo resteranno disoccupate. Perché in mancanza, ancora, dei piani industriali legati alle ormai sette famose proposte, restano soltanto gli annunci.
A raggelare gli animi ci ha pensato Gian Mario Rossignolo, patron della De Tomaso, la casa automobilistica che a Termini vuole realizzare auto di lusso e sulla quale punta molto il presidente della Regione, Raffaele Lombardo, forse ancor più del progetto legato alla stessa Regione attraverso l’azionariato nel fondo Cape di Simone Cimino, che in quei capannoni vuole costruire sempre automobili, ma elettriche. Cioè il futuro del settore. Ieri Rossignolo, in alcune dichiarazioni rilasciate a Lettera43.it (sito d’informazione diretto da Paolo Madron) ha dettato le (sue) condizioni: una dote pubblica, che corrisponde a un finanziamento di 160 milioni di euro e un aiuto a trovare una banca che emetta un prestito per la parte restante.
“Se il governo e la Regione siciliana credono nel nostro piano e pensano che quello che stiamo realizzando a Grugliasco nell’ex stabilimento di Pininfarina, si possa fare anche in Sicilia, ci diano una mano”. Capito? I 350 milioni messi dalla Regione sul piatto non bastano. C’è la disponibilità, insomma, ma “lo faremo (lo stabilimento, ndr) solo se ci sono le condizioni”, spiega ancora il vicepresidente, che non vuole mettere a rischio l’attività in Piemonte, né “fare un bagno di sangue in una zona che ha già sofferto tanto come Termini Imerese”. Oggi, spiega infine l’articolo, Rossignolo incontra il ministro dello Sviluppo economico e Invitalia per capire se ci sono davvero gli strumenti necessari per avviare l’attività. A queste condizioni chiunque può dirsi industriale.
Ieri Lombardo ha esposto ai sindacati i dettagli dell’accordo firmato l’altro ieri al ministero dello Sviluppo economico. Quello che doveva essere un incontro si é trasformato in motivo di forte tensione tra i rappresentanti dei metalmeccanici di Fiom e Uilm con i segretari confederali di Cgil e Uil della Sicilia. Il clima si é surriscaldato quando i rappresentanti dei metalmeccanici, invitati all’incontro come i confederali, hanno avvertito il tentativo di escluderli dalla riunione. Il timore, secondo i responsabili delle tute blu, è che si potesse ripetere quanto accaduto a Roma, quando i metalmeccanici sono stati tenuti fuori dall’incontro tra il ministro per lo Sviluppo, Paolo Romani, e i leader di Cisl, Uil e un componente della segretaria della Cgil. La tensione tra i sindacalisti è proseguita poi nella sala degli Specchi, quando Lombardo ha invitato a sedersi al tavolo i rappresentanti sindacali, con i metalmeccanici tenuti a distanza mentre l’incontro aveva inizio e i giornalisti lasciavano la stanza. “Ieri Stato, Regione, comune di Termini Imerese e Consorzio Asi hanno firmato un accordo senza coinvolgere i sindacati dei metalmeccanici. Chiediamo una immediata convocazione istituzionale per conoscere i piani industriali. L’unica cosa certa è che la Fiat se ne andrà da Termini Imerese a fine dicembre, il resto è solo carta”, ha tuonato il segretario della Fiom di Palermo, Roberto Mastrosimone.
Lombardo ha tenuto a ribadire che, ‘’pur avendo firmato l’accordo al ministero, che prevede l’inserimento sul sito delle aziende selezionate da Invitalia per conto del ministero dello sviluppo Economico”, la Regione siciliana “non precluderà la possibilità di investimento ad altre aziende intenzionate a creare opportunità di lavoro e di sviluppo in Sicilia. Siamo fortemente interessati – ha detto Lombardo- ad incontrare tutte le aziende che vogliono investire in Sicilia, ma allo stesso modo siamo fermamente convinti che occorre vigilare per accertarci che le ingenti risorse investite creino reale occupazione”.