Neanche nelle altre Regioni del Sud vi sono stati uomini lungimiranti che hanno cercato di capire le necessità dei loro territori. Mentre tantissimi partitocrati si sono comportati da ascari proni ai voleri dei loro capi di Roma, con una luminosa eccezione, il Partito sardo d’azione, fondato nel 1920, con alterne fortune è stato presente in quell’Isola.
Il mancato sorgere dei partiti autonomisti nelle otto regioni del Sud ha comportato il persistere della loro emarginazione. In esse, però, in venti anni sono arrivati fiumi di denaro stimati in 3.800 miliardi di euro, quando l’Irlanda negli stessi venti anni è diventata una forte nazione economica con l’equivalente di 350 miliardi di euro.
La verità è che quei soldi non sono stati spesi sul territorio in infrastrutture e modernizzazione, ma sono stati intascati da imprenditori e partitocrati disonesti, i quali si sono arricchiti a danno dell’erario, lasciando in relativa povertà le popolazioni.
In questo quadro l’iniziativa dell’Mpa in Sicilia, nato nel 2005, anticipa quella di Fini. Sarebbe opportuno che il leader catanese, Raffaele Lombardo intensificasse l’asse col presidente della Camera, anche per avere un forte alleato dentro il Pdl, del quale è il numero due.
La questione che si pone non è di forma ma di sostanza. Non si tratta di alleanze, bensì di programma basato sulle riforme urgenti e indispensabili per modernizzare il Sud. In questo territorio, nel quale risiede un terzo della popolazione, è urgente costruire infrastrutture per aiutare la crescita. Senza logistica, trasporti, informatizzazione, sburocratizzazione, delegificazione, il Sud ha le tasche piene di zavorra e in queste condizioni, non solo non può competere con le altre regioni del Nord, ma rispetto ad esse perde ulteriore terreno.
L’Unione europea ha stanziato grandi risorse per le regioni meridionali, ma se non si producono subito progetti cantierabili, non saranno erogate. Eventualità che va evitata, usando grande capacità amministrativa e organizzativa.