Palermo – Rom: dopo la tragedia di Roma è silenzio sul campo alla Favorita

PALERMO – Quella del campo rom è una delle tante ferite cronicizzate della città. Ogni volta che accade un fatto di cronaca – capita che, in queste terre di nessuno, ogni tanto un rom ci lasci la pelle, magari bruciato – si torna a parlare di coloro che spesso occupano gli angoli delle strade a elemosinare. Poi torna il buio. Il silenzio si riappropria delle loro vite e le baracche che hanno per casa tornano nel dimenticatoio. Anche a Palermo, dopo la tragedia di Roma, si è tornato a parlare della “emergenza nomadi”.
Per l’ennesima volta si è narrato il degrado in cui un centinaio di persone vivono ormai da vent’anni. Già, perché di nomade ha ben poco chi si è stabilito nel territorio palermitano e qui dovrebbe integrarsi. E l’integrazione passa necessariamente per un lavoro ed una casa. Già, la casa. I rom stanziano nel Parco della Favorita dove non hanno acqua né fognatura.
Il Comune di Palermo da tempo promette di trovare una sistemazione ma nulla è stato finora fatto. In questi giorni nell’amministrazione comunale si è delineata la soluzione dei beni confiscati alla mafia. Vasti appezzamenti di terreno nei quali spostare l’attuale campo. Terreni in periferia dove i rom avrebbero qualche servizio in più ma, di certo, sarebbero ancora ai margini della società palermitana. Per questo, nell’esecutivo c’è anche chi propende per assegnare delle case che siano vicine alle strutture essenziali, in primo luogo alle scuole. Una soluzione che richiederebbe  tempi lunghi.
 
Ciò che è certo è che l’attuale stato delle cose non può più essere tollerato. A chiedere al sindaco di smantellare in via urgente il campo è stato nei giorni scorsi il capogruppo dell’Italia dei Valori, Fabrizio Ferrandelli. Una richiesta motivata, sia con la necessità di assicurare condizioni di vita dignitose alle famiglie rimaste nel campo, sia con la restituzione del Parco della Favorita ai palermitani, perché gli sportivi vi si possano allenare o le famiglie portare i bambini a giocare. Preliminarmente, è indispensabile una bonifica dell’area, visto che – è la denuncia di Ferrandelli – i cassonetti della spazzatura non sono sufficienti, l’Amia non effettua i turni di raccolta con regolarità  e gli abitanti del campo preferiscono bruciarli, con tutte le conseguenze nocive del caso. In tali condizioni i  topi hanno posto la loro residenza tra i rifiuti di vario genere che stazionano nell’area. C’è da debellare, insomma, un’emergenza igienico-sanitaria.