PALERMO – La Polizia municipale di Palermo è nell’occhio del ciclone dopo la morte di Noureddine Adnane, il venditore ambulante marocchino che si è dato fuoco dopo l’ennesimo controllo subito dai caschi banchi ed il conseguente sequestro della merce della propria bancarella posizionata, con regolare licenza, in via Ernesto Basile. Un episodio, questo, che ha colpito allo stomaco la città ed ha acceso i riflettori sul modus operandi dei vigili urbani. Se sulla morte dell’immigrato sono in corso le indagini della magistratura, in città la tensione tra ambulanti – immigrati e non – e polizia municipale è alle stelle.
Segni tangibili del clima che si respira nel capoluogo sono stati l’attentato incendiario contro un’auto dei vigili parcheggiata davanti Palazzo delle Aquile e il tentativo di un ambulante palermitano di darsi fuoco nel comando dei vigili di via Dogali dopo il sequestro del furgone utilizzato per il lavoro.
Il consigliere comunale del Pd, Davide Faraone, invoca una verifica sulla gestione del corpo di polizia e la rimozione dei vertici qualora da queste dovessero emergere delle responsabilità. Un’interrogazione urgente su quanto accaduto in via Basile è stata inoltre presentata dal capogruppo IdV a Sala delle Lapidi, Fabrizio Ferrandelli, secondo il quale “il principio di legalità non può essere affermato solo con la vessazione degli ambulanti, ma consiste nel riuscire a tutelare veramente il diritto al lavoro di tutti”. Ferrandelli, come pure le associazioni di categoria, puntano il dito contro la mancanza di progettualità dell’amministrazione comunale, anche se da punta di vista diversi.
“Per anni – dice il presidente di Confesercenti Palermo – l’abusivismo commerciale è stato considerato un ammortizzatore sociale figlio del motto ‘meglio qui che a rubare’. Nessuno si è mai preoccupato delle conseguenze economiche e sociali degli ambulanti non in regola e tantomeno delle ripercussioni sull’economia sana della città”.
“In questo contesto la tracotanza degli abusivi – prosegue il presidente dell’associazione – ha raggiunto limiti notevoli tanto da intimidire, in interi quartieri della città, gli operatori in regola e le stesse forze dell’ordine. Si sono create delle vere e proprie zone franche che alimentano aspettative e presunti diritti”. Per Felice, “senza un messaggio chiaro ed univoco in materia di lotta all’abusivismo, senza la realizzazione di un vero e proprio piano di riordino del commercio su aree pubbliche, senza un progetto di ripristino della legalità il ripetersi di episodi simili o altri atti di violenza sarà inevitabile”.
Intanto, il regolamento comunale sui venditori ambulanti è stato al centro di un incontro tra l’amministrazione comunale ed i sindacati. I segretari provinciali di Cgil, Cisl e Uil hanno avanzato alcune proposte come l’ampliamento a due ore della fascia oraria di sosta, l’istituzione di un mercatino periodico dedicato ai commercianti che espongono prodotti etnici di diversa provenienza estera e l’introduzione di un delegato del titolare dell’autorizzazione alla vendita che possa sostituirlo in caso di breve assenza, senza dover incorrere così nel rischio di multe.
“Abbiamo messo a disposizione del Comune – ha dichiarato Mimmo Di Matteo, segretario provinciale Cisl Palermo – i nostri mediatori per un corso di arabo e di altre lingue straniere rivolto al personale dell’assessorato Attività produttive e agli agenti della Polizia municipale per agevolare il dialogo con i venditori stranieri ed evitare ogni possibile malinteso”. L’assessore Bruscia ha dato la propria disponibilità ad attivare un tavolo tecnico che riunisca periodicamente le parti sociali e le istituzioni per affrontare le problematiche legate agli ambulanti.