Lei è da anni ai vertici regionali dell’Ugl. Cos’è cambiato nel suo sindacato: quali i passaggi critici e quali le conquiste?
“Nonostante il periodo di crisi che ha investito l’intero mondo sindacale, vorrei sottolineare una nota indubbiamente positiva: la nostra crescita. Abbiamo registrato un incremento del 14,9% di iscritti nell’ultimo anno e mezzo. Un dato che, collocato in un quadro generale altamente negativo, acquista ancora piu importanza. E dire che si temeva un contraccolpo nell’era post-Polverini, un personaggio di spessore, fortemente carismatico e mediatico, che come sappiamo ha lasciato il sindacato per la poltrona di presidente della Regione Lazio. I nostri numeri parlano invece di una crescita esponenziale”.
A quali bacini del mondo del lavoro attingete?
“Soprattutto dal terziario e dal settore metalmeccanico. Per terziario mi riferisco anche a varie sottocategorie: oltre al commercio dunque le polizie private, l’igiene ambientale, il mondo dei multiservizi. I metalmeccanici sono comunque gli utenti storici del nostro sindacato. Noi rappresentiamo il 22% certificato dei lavoratori di questo settore in Italia, per non parlare della Sicilia dove possiamo dire senza presunzione di essere tra la seconda e la terza sigla in campo. Il dato siciliano complessivo è allineato a quello nazionale. E il Meridione incide fortemente su quel quasi 15% di crescita di cui parlavamo. Tornando ai metalmeccanici: tanto abbiamo fatto e tanto abbiamo dato. Mi riferisco, per quel che riguarda la Fiat, alle sottoscrizioni dell’accordo di Pomigliano, a quello di Mirafiori (una battaglia difficile, col referendum tanto discusso e messo sotto accusa da buona parte dei mass media). E abbiamo anche sottoscritto l’accordo di programma su Termini Imerese”.
Quali sono le cifre attuali dei vostri associati in Sicilia?
“Siamo al momento poco al di sotto dei 200 mila iscritti. Il che ci colloca come quarta confederazione. Abbiamo un punto di forza tra i pescatori, che in Sicilia sono da tempo una categoria dimenticata. Dimenticata dal mondo del lavoro e dai sindacati. Questi lavoratori erano fuori da ogni contestio di garanzia dei diritti. Noi ci siamo impegnati a livello regionale con una serie di proposte presentate all’Ars che sono poi passate e che adesso garantiscono la Cassa integrazione in deroga (prima i pescatori ne venivano esclusi) ma abbiamo anche garantito loro la formazione, di cui godono tutti i lavoratori. La pesca in Sicilia, lo ricordo, rappresenta una categoria molto forte ed importante”.
Nel vostro dna c’è la tendenza a privilegiare i rapporti sociali diretti, il contatto con i lavoratori. Una vicinanza, si può dire, supportata da valori ideali…
“Sì. La segreteria Polverini, e con lei l’intera Ugl, ha avuto un evidente successo, che continua ad estendersi. Anche grazie anche alla sua importante eredità, siamo diventati oggi un sindacato partecipativo. Sulla nostra scia molti altri sindacati stanno prendendo questa via. Siamo vicini ad un modello sindacale di tipo tedesco”.
Ma questo nuovo modello di cui voi siete portatori, viene compreso dai lavoratori?
“Anche se non siamo pronti al 100% dobbiamo lavorare senza perdere un sol colpo, perchè c’è chi decide per noi: il mercato. Siamo davanti a un’evoluzione della società e all’affermazione del nuovo mercato globale, discutibile o meno che sia. Tocca all’abilità del sindacato riuscire a capire cosa accade in questo momento storico. Se non ci si confronta e ci si adegua a dovere, non rimane che una conflittualita sterile. In questo ne va della vita stessa del sindacato. Cio non significa che gli accordi che abbiamo sottoscritto a Pomigliano o a Mirafiori possano farci stare tranquilli. Perché quando si mette in discussione anche il Contratto nazionale, che va difeso ad ogni costo, bisogna fermarsi e riflettere su quanto sta accadendo. Ma i dati emersi dal referendum dimostrano un cambiamento di mentalità da parte dei lavoratori. Rimane molto da fare, è vero, ma la maggioranza ottenuta tra i lavoratori dimostra che la strada che stiamo battendo è quella giusta”.
Con i fondi europei sviluppo e occupazione ma il Governo regionale non li ha sfruttati
I giovani cosa pensano del mondo del lavoro, come affrontano la realtà del precariato?
“I giovani oggi hanno un impatto con il mondo del lavoro che deve fare i conti fin dall’inizio con l’impossibilita di avere un posto sicuro e definitivo a tempo indeterminato, obiettivo invece alla portata dei loro padri. Ma non tutti sono in disaccordo con questo modello. É vero che solitamente la lettura di questo fenomeno assume generalmente connotati negativi ma, e questo non deve sorprendere, molti giovani intendono questa mobilità come uno stimolo per scommettere e far valere le proprie abilità all’interno del mercato”.
Cosa ha fatto il governo regionale a sostegno dell’occupazione durante questi ultimi quattro anni?
“Al governo regionale dobbiamo rimproverare di non aver saputo sfruttare al meglio i fondi europei. Dovevano essere valvola di sfogo per creare occupazione, idee e progetti. Ma deve essere un pò tutta la classe dirigente siciliana, anche noi quindi, a fare autocritica. Anche perché si avvicina la data del 2013. A quella scadenza la Sicilia perderà quel “privilegio disgraziato” di rientrare nell’area obiettivo 1 di cui ha goduto sinora. Si perderanno, insomma, quei fondi europei che però come dicevamo non sono stati utilizzati al meglio. La situazione è quindi seria e mi associo pertanto all’appello di chi invita a superare le conflittualità interne al sindacato, che servono solo a portare instabilità nel mondo politico e sociale. Da questo punto di vista quel che la Lega è riuscita a ottenere al Nord è un esempio positivo”.