PALERMO – I sindacati, già in stato di agitazione dalla fine di febbraio, continuano la marcia contro il nuovo piano delle linee urbane in città e proclamano, per lunedi 21 marzo, uno sciopero di 4 ore dei lavoratori dell’Amat. L’annuncio proviene dalla Filt Cgil, che denuncia “l’ingovernabilità dell’azienda, gli sprechi e la pessima organizzazione del lavoro in tutti i settori: movimento, officina, amministrazione, ausiliari del traffico e segnaletica”. Il sindacato chiede interventi che riguardino “il piano linee, la rotazione dei dirigenti e dei capi unità” e rivendica “una nota informativa sull’andamento economico dell’azienda”.
La goccia che ha fatto traboccare il vaso è la nuova organizzazione degli autobus, che prevede la riduzione da 96 a 60 linee: un taglio che riguarderà pesantemente, in particolare, le periferie, dove verranno a mancare molti collegamenti. “L’Amat presenti piuttosto – avevano chiesto Maurizio Calà, Mimmo Milazzo e Antonio Ferro, segretari Cgil, Cisl e Uil Palermo – un piano armonico e credibile, che definisca la missione industriale dell’azienda e il suo funzionamento verso un criterio di maggiore efficienza del servizio, a partire dal numero di autobus e di autisti disponibili da mettere su strada, ma in grado anche di proporre un’idea della mobilità sulla base delle reali necessità della città”.
Alla base della scelta aziendale, i tagli finanziari del Comune imposti sull’Amat. Il presidente Mario Bellavista ha infatti in più occasioni sottolineato di aver “predisposto un programma di rientro che prevede per l’azienda un recupero di circa 15 milioni l’anno senza fare ricorso a mutui e quindi senza alcun onere finanziario aggiuntivo a carico di Amat o del Comune”. Da qui, appunto, anche la rimodulazione del servizio bus, diminuendo le linee e aumentando la frequenza.
Replicano i sindacati, asserendo che “non esiste un vero progetto ragionato e condiviso tra l’azienda e l’amministrazione comunale su come dovrebbe e potrebbe funzionare al meglio il sistema. Esiste solo, un’ idea condivisa di tagli che come è ovvio si scaricheranno sul costo del biglietto (attualmente 1,30 euro, tra i più cari d’Italia, ndr) e sulle linee che verranno soppresse”.
Ma il sindaco resta convinto dell’iniziativa: “Vogliamo ottenere – ha spiegato Cammarata – un servizio di trasporto più efficiente ed economicamente in equilibrio. Il piano punta a garantire il servizio a tutta la città, diminuire il tempo di attesa alle fermate, svecchiare il parco automezzi, ridurre il prezzo degli abbonamenti per gli utenti e garantire l’equilibrio finanziario dell’azienda. Un elemento fondamentale del piano riguarda gli investimenti da 20 mln € con fondi Cipe per acquistare nuovi autobus”.
E i cittadini? A giudicare dai commenti pubblicati in diversi siti web, sostanzialmente prevale la diffidenza verso il nuovo piano. Anche perché il confronto con le città “gemelle” è impietoso. A Torino, dove ci sono 250 mila abitanti in più di Palermo, la Gtt (Gruppo trasporti torinesi) conta circa 200 linee. La Anm di Napoli ne conta 135. E a Genova, città con 610 mila abitanti, ci sono circa 140 linee. Col piano approvato, Palermo (città con 660 mila abitanti) avrebbe solamente 60 linee urbane. Le periferie resterebbero coperte parzialmente così come alcune direttrici principali dei collegamenti tra centro e periferia. Ma in proposito una verifica potrà essere fatta solo col piano operativo. Qualche mese di sperimentazione – sempre se non ci sarà un dietrofront dell’Amat – e si capirà se la manovra era utile solo alle casse dell’Amat o anche alla qualità del servizio. Quella che la città ancora attende.