La commissione Bilancio si sta occupando del riordino delle società partecipate con la legge regionale 11/2010. Siete soddisfatti degli interventi del governo, oppure occorrono integrazioni?
“Inizialmente al progetto di riordino giunto in Commissione mancava un allegato con i presupposti importanti per alcune società. Abbiamo chiesto al governo il documento ed è arrivato”.
Come procedono i lavori?
“Lo scorso anno l’Ars ha approvato una legge che ha individuato le aree strategiche per lo sviluppo della regione. Secondo queste aree, per esempio del credito, dei trasporti, del settore agroalimentare, bisogna individuare solo una società ed accorpare o liquidare le altre. Su questi presupposti abbiamo evidenziato e stiamo segnalando i punti di forza e di debolezza finalizzati al progetto di riordino. Stileremo un elenco completo”.
Facciamo un esempio partendo dal settore del credito. L’area strategica prevede l’Irfis come punto di riferimento e Sviluppo Italia Sicilia come società incorporata. Resta questo l’impianto?
“E’ l’area più complicata che stiamo trattando. Dobbiamo pensare all’Irfis del passato e alla nuova dimensione che nasce dalle sue ceneri dopo la cessione del ramo bancario all’Unicredit. Stiamo togliendo un’attività bancaria, anche se era di secondo livello, per mettere su un’attività finanziaria. Dalle carte abbiamo appreso che, secondo la tipologia, potrebbe operare sotto la vigilanza stretta di Bankitalia. Il piano industriale è stato depositato a Bankitalia e si attende l’autorizzazione, ma intanto in commissione abbiamo verificato che occorrerebbero degli aggiustamenti per l’incorporazione con Sviluppo Italia Sicilia”.
Quali interventi servirebbero?
“Nell’audizione con i vertici di Sviluppo Italia Sicilia abbiamo verificato che la società è sul mercato, ma ha alcune normative nazionali che sono sue prerogative e difficilmente si potrebbero trasferire in altre aziende. Una nuova collocazione, probabilmente farebbe perdere i finanziamenti nazionali allocati all’interno di Sviluppo Italia perché di caratteristiche impossibili da trasferire all’Irfis. E’ questo il nodo più importante da sciogliere, considerando che Sviluppo Italia Sicilia ha acquisito oltre duemila clienti”.
I tributi: Riscossione Sicilia deve incorporare Serit Sicilia. In questo caso come va?
“Ci sono problemi anche qui. Riscossione Sicilia doveva inglobare Serit Sicilia. Ora, invece, sembrerebbe più opportuno fare il contrario. Per Riscossione il prezzo della cessione era stato stabilito sin dall’inizio, diverso è, invece, il rapporto con Serit Sicilia perché c’è una questione da chiarire di natura occupazionale e già affrontato in Commissione. In sostanza, nel 2004 attraverso contratti di formazione lavoro sono state assunte 256 persone, ma alla scadenza del contratto e con la norma nazionale che eliminava gli ufficiali di riscossione, il rapporto si è chiuso anche se ora ci potremmo ritrovare con parte del personale non più utilizzabile. La Monte Paschi, che era a capo dell’esattoria, infatti non avendo più bisogno di questi soggetti, ha chiuso il rapporto. Nel tempo però si sono aperte delle vertenze e tra queste, cinque sono state già vinte con l’assunzione dei soggetti da parte della Serit.
Mi si dice che ci sono circa 80 nuovi procedimenti in corso di cui non sappiamo l’esito. E se la magistratura ordinaria dovesse andare a favore dei lavoratori, andremmo a mettere in difficoltà Serit Sicilia, appesantendo un organico sia economicamente, sia con figure non più previste dalla legge, senza alcuna responsabilità da parte della società. Chi si carica dell’onere della soccombenza che avverrà con giudizio dei magistrati? Sono stati programmati esodi per calare i costi e abbattere le perdite di esercizio che ci sono ogni anno, anche se sono stati incassati 110 milioni in più nel 2010 rispetto al 2009. Tuttavia non ci sono i ricavi per pagare altri 256 stipendi. Ho chiesto sia a Monte Paschi che a Serit cosa si deve stabilire”.
Assicurato lo sviluppo nell’area di SicilFiat. Restano i nodi Ast e Italkali. Si punti sul turismo
Cosa succederà all’Ast con il riordino?
“Durante l’audizione sull’Ast è emerso che è una società con un problema di natura sociale. Ha rapporti con la Regione e per questo motivo ha tutte le tratte sociali a carico. Un servizio che non espleterebbe nessuna società privata. Intervenire sull’Ast significherebbe trovare risposte anche al futuro di quei servizi che non svolgerebbero altre società lasciando a piedi molte persone. Anche questo è un problema da risolvere”.
Cosa pensa dell’Italkali?
“Fra le società non strategiche c’è l’Italkali, proprietà della Regione e di un socio privato. Per questa società, secondo il mio parere, andava già dismesso il pacchetto azionario secondo le normativa comunitaria e nazionale. Avremmo dovuto cercare un advisor, potremmo rischiare una sanzione europea. L’ho evidenziato in Commissione e in altre sedi”.
Oggi la Sicilia su quali settori può investire?
“Bisogna fare una vera politica sul turismo. Abbiamo la storia, con i beni culturali, e il clima dalla nostra parte. Dobbiamo lavorare anche per diventare il front desk per tutto il Mediterraneo. Bisogna pure puntare maggiormente sull’energia alternativa, sull’agroalimentare e agroindustriale, altrimenti ci schiaccia la concorrenza”.
Sulla questione Fiat di Termini Imerese qual è il suo giudizio?
“La Commissione ha dato parere positivo al protocollo per il futuro dell’area industriale con alcuni aggiustamenti. C’è stata la volontà unanime di offrire risposte ad un territorio che non avrebbe avuto prospettive di sviluppo”.