I lavori del Mose di Venezia travolti da un’onda di arresti

Venezia – C’è anche l’ex presidente e direttore generale del Consorzio Venezia Nuova, Giovanni Mazzacurati, dimessosi lo scorso 28 giugno, tra le sette persone finite agli arresti domiciliari con l’accusa di turbativa d’asta nell’operazione della Guardia di Finanza nei confronti del Consorzio Venezia Nuova e di numerose società consorziate, impegnate nei lavori di costruzione del Mose. Sette persone in tutto sono finite agli arresti domiciliari, mentre ad altre sette è stato imposto l’obbligo di dimora. Le indagini, che hanno preso le mosse da una verifica fiscale svolta nei confronti della Cooperativa San Martino Scarl di Chioggia, hanno permesso ai finanzieri di accertare l’utilizzo di una società “cartiera” austriaca, mediante la quale veniva fatto lievitare fittiziamente il costo di acquisto delle palancole e dei sassi da annegamento provenienti da una società croata, così da creare in Austria dei “fondi neri” a disposizione dei referenti della cooperativa, arrestati.  Lo sviluppo delle investigazioni ha fatto emergere il ruolo dominante e discrezionale del Consorzio Venezia Nuova (e, in primis, del suo Presidente), ruolo che gli permette di agevolare alcune imprese a scapito di altre.