PALERMO – “Come hanno sottolineato qualche giorno fa i magistrati della Corte dei Conti, la corruzione costa al nostro Paese circa 60 miliardi di euro all’anno. In questo scenario la Sicilia, con il 13 per cento di denunce, deve fare i conti con un triste primato, se è vero che i danni per l’economia dell’Isola ammonterebbero a 7-8 miliardi di euro all’anno. Si tratta di una tassa occulta a carico dei siciliani e di chi decide di investire in Sicilia”.
Lo ha detto l’assessore regionale alla Presidenza, Gaetano Armao, nel corso di una conferenza stampa che si è svolta ieri mattina a Palazzo d’Orleans.
“Questa mattina – ha detto l’assessore Armao – ho firmato il decreto che riconferma la commissione per la redazione del codice antimafia e della pubblica amministrazione. Con l’occasione l’attività della commissione viene estesa alla prevenzione e alla lotta alla corruzione. L’obiettivo è quello di arrivare a un contesto normativo e amministrativo per prevenire le infiltrazioni mafiose nelle pubbliche amministrazioni (Regione, Province, Comuni, Camere di Commercio e via continuando) e per eliminare o quanto meno per limitare la corruzione e la concussione”.
Della commissione fanno parte otto tra giuristi ed economisti. A presiederla è Pier Luigi Vigna, ex magistrato già vertici della Procura nazionale antimafia. Gli altri componenti sono: Mario Busacca, Ernesto Savona, Andrea Piraino, Gaetano Lo Cicero, Mario Centorrino, Giovanni Fiandaca e Ignazio Tozzo.
L’assessore Armao ha detto che la commissione dovrebbe ultimare i lavori a fine estate. Tra le iniziative che dovrà mettere a punto ci sono la semplificazione amministrativa, lo snellimento delle procedure burocratiche, l’eliminazione della discrezionalità, l’incentivazione del silenzio-assenso e dell’autocerficazione. I settori sui quali si interverrà saranno quelli produttivi (agricoltura, industria, artigianato, lavori pubblici, ecc.), gli incentivi e la sanità.
“Dobbiamo prevenire e disincentivare i reati verso la pubblica amministrazione – ha insistito Armao – sia con riferimento alla corruzione, sia con riferimento alla concussione. Questo potrà essere fatto con iniziative legislative da sottoporre all’attenzione del Parlamento siciliano, ma anche con atti amministrativi, dalle circolari allo snellimento delle procedure”.
Armao, a proposito della corruzione nella pubblica amministrazione, ha ricordato le avventure non proprio edificanti di Verre che, giunto in Sicilia per restare un anno, vi rimase invece tre anni.
“La storia di Verre – ha osservato Armao – insegna che quando un burocrate resta in un posto per troppo tempo si corre il rischio che si formino vischiosità. Da qui la necessità di una rotazione degli stessi burocrati”.
L’assessore ha anche ricordato l’importanza della battaglia culturale e politica condotta alla fine degli anni ‘70 dall’allora presidente della Regione, Piersanti Mattarella.