ENNA – La Procura della Repubblica di Enna ha iscritto nel registro degli indagati i nomi del presidente della Regione siciliana, Raffaele Lombardo, e degli assessori regionali Pier Carmelo Russo e Giosuè Marino, rispettivamente titolare delle deleghe alle Infrastrutture e all’Energia, nell’ambito dell’inchiesta sulla miniera di Pasquasia ridotta a una discarica di rifiuti speciali pericolosi. I reati ipotizzati dai magistrati, che ieri hanno disposto il sequestro del sito, sono quelli di omissione di atti d’ufficio e gestione di rifiuti non autorizzata.
Un atto dovuto, dopo l’apertura dell’inchiesta nel gennaio scorso con l’ipotesi di inquinamento ambientale. Oggi il procuratore di Enna, Calogero Ferrotti, tiene una conferenza stampa.
Ieri la Digos, i carabinieri e il nucleo patrimonio ambientale del Corpo forestale hanno apposto i sigilli al sito della miniera di Pasquasia, procedendo al sequestro di tutta l’area. Sull’area sono già stati disposti i controlli effettuati anche da altri enti specializzati quale l’Arpa e i vigili del fuoco.
In particolare i magistrati vogliono accertare l’eventuale presenza di percolato di rifiuti non controllati, che confluisce in terreni privati e negli affluenti del fiume Morello, e il rischio di dispersione di polveri e fibre contenenti amianto.
Nel corso del sopralluogo tecnico, al quale, in gennaio, ha partecipato il sostituto procuratore di Enna, Marina Ingoglia, è stato analizzato tutto l’interno del bacino minerario e i terreni limitrofi, e lì sono già stati trovati diversi quintali di materiale contenente amianto abbandonato. È stata controllata anche la zona dove si trovano alcuni trasformatori sabotati all’inizio di quest’anno e dai quali sono stati dispersi oltre due tonnellate di olio elettrico nelle campagne limitrofe.
A denunciare l’accaduto era stato un funzionario dell’assessorato regionale dell’Energia al quale era stato affidato il sito, l’ingegner Pasquale La Rosa.
Nei suoi confronti la Procura di Enna ha già chiesto il rinvio a giudizio per omissione di atti d’ufficio, gestione di rifiuti non autorizzata e crollo colposo di costruzioni. De Rosa si sarebbe rifiutato di rimuovere e smaltire cumuli di cemento-amianto, materiale gommoso e ferroso e di adottare le misure necessarie per la messa in sicurezza del sito, ridotto a una discarica di rifiuti speciali pericolosi.
La miniera di Pasquasia, chiusa nel marzo del 1992, era di proprietà dell’Italkali, una società mista formata dalla Regione e da un socio privato.
Marino: “Sorpreso dalla notizia ho fatto tutto il possibile”
PALERMO – “Rimango sorpreso dalla notizia dell’informazione di garanzia ricevuta dalla Procura della Repubblica di Enna in merito a presunte omissioni da parte mia sulla vicenda dell’ex sito minerario di Pasquasia, anche perche’ vi ho prestato la massima attenzione sin dal mio insediamento avvenuto nell’ottobre scorso”. Lo dice l’assessore regionale all’Energia e ai Servizi di Pubblica utilità, Giosuè Marino.
“Sono tuttavia molto sereno – aggiunge l’assessore – giacche’, con autonoma iniziativa, ho sin da subito richiesto ai miei uffici di relazionare in merito allo stato di tutti i siti minerari dismessi nel territorio della regione per verificarne le condizioni di manutenzione e di sicurezza”. “Sul sito di Pasquasia, in particolare – ha spiegato Marino – venuto a conoscenza dell’atto di sabotaggio che ha determinato la fuoriuscita di olio dielettrico nel dicembre scorso, ho anche dato con immediatezza precise disposizioni ai miei dipartimenti affinché, nell’esercizio delle attribuzioni di loro esclusiva competenza, assumessero tutte le iniziative necessarie a scongiurare il rischio di contaminazione dell’area e a metterla in sicurezza”.