Atenei: bassi tassi di occupabilità

PALERMO – “Il sistema universitario siciliano pubblico ha perso in quest’ultimo anno 35 milioni di euro di finanziamento statale” ha dichiarato il Magnifico Rettore dell’Università di Messina, Francesco Tomasello.
Difatti, buona parte di queste risorse è stata trasferita agli Atenei del Nord nonostante i giovani meridionali continuino a pagare i costi sociali di un crescente divario Nord-Sud. La creazione di una rete di Atenei meridionali non è riuscita, sino ad ora, a stabilire nuove forme di collaborazione per dare risposte concrete alla domanda di formazione e alla richiesta di nuove competenze professionali che possano offrire maggiori certezze ai giovani in un nuovo scenario del mercato del lavoro. L’occupabilità dei laureati deve essere il primo degli obiettivi strategici delle Università siciliane che registrano un tasso di disoccupazione giovanile allarmante.
Tomasello ha spiegato che “serve un’azione concreta di orientamento al lavoro fondato su una indagine accurata delle professionalità che sono necessarie già oggi e nell’imminente futuro. Occorre un impegno straordinario finalizzato a far emergere le migliori energie, puntando sulla innovazione delle facoltà universitarie per attrarre risorse finanziarie esterne per l’alta formazione e la ricerca scientifica”.
Solo l’anno scorso, secondo i dati raccolti dall’Aire (Anagrafe degli italiani residenti all’estero), sono stati 22.982 gli “under 40” emigrati in altri Paesi europei, in prevalenza uomini. Oltre 4 milioni sono gli italiani di tutte le età iscritti all’Aire e, di questi, più di un milione hanno tra i 20 e i 40 anni. Tra le regioni italiane più toccate dal fenomeno nel 2010, vi è la Lombardia, con 3.560 “under 40” che si sono trasferiti in Unione Europea e 361 negli Usa e, a seguire, Sicilia, Lazio e Campania.
Oltre 330 mila sono i giovani, tra i 20 e i 40 anni, emigrati dal Paese negli ultimi dieci anni e la Sicilia nello stesso periodo si pone capolista, con 40.281 giovani “under 40” emigrati all’estero, seguita dalla Lombardia e dalla Calabria.
Ora l’Assessorato per l’Istruzione e la formazione professionale della Regione siciliana ha sottoscritto un accordo quadro con il Consiglio nazionale delle Ricerche per una durata di tre anni teso al potenziamento della capacità di ricerca scientifica a livello regionale attraverso il reclutamento di giovani ricercatori e alla promozione di interventi di formazione professionale e alta formazione e alla valorizzazione delle competenze del personale in organico.
L’obiettivo è quello di sviluppare le infrastrutture di ricerca di livello europeo anche consorziando realtà già presenti sul territorio, favorendo in tal modo l’internazionalizzazione delle attività di ricerca e innovazione degli Istituti siciliani del Consiglio nazionale delle ricerche attraverso azioni mirate nell’ambito di accordi quadro: scambi di ricercatori, progetti bilaterali, stage di ricercatori stranieri presso le strutture del Cnr in Sicilia, stage e tirocini formativi di personale Cnr presso organismi di eccellenza esteri.
 


L’approfondimento. Investimenti per la ricerca nel territorio siciliano
 
 “In Sicilia il Consiglio nazionale delle ricerche svolge attività scientifica di primario livello e, grazie alla propria struttura, è in grado di trasferire sul territorio regionale le competenze dislocate nel resto del Paese”, ha spiegato il presidente del Cnr, Luciano Maiani. “Il maggior ente di ricerca italiano è dunque una ricchezza per le istituzioni e le imprese regionali, oltre che per la società, e vuole rappresentare in misura crescente quel motore di sviluppo e conoscenza indispensabile al rilancio del Mezzogiorno e a trattenere i migliori cervelli”. I distretti tecnologici del Cnr presenti nel territorio siciliano sono tre e si occupano di trasporti navali commerciali e da diporto, micro e nano sistemi, agro-bio e pesca ecocompatibile. Questi uniti ai restanti istituti (4 sedi principali, 17 secondarie e un’area di ricerca), “costituiscono un riferimento importante per la Regione, oltre che un concentrato di competenze ad altissima qualificazione. Sono certo che la collaborazione con la Regione siciliana – ha concluso Maiani – potrà contribuire a creare nuove opportunità di sviluppo per tutti i siciliani”. L’Ente è presente in Sicilia con 505 dipendenti di cui 444 (88%) personale di ricerca, al quale si aggiungeranno 47 posti messi a bando nel 2010-2012 e con un investimento di risorse full cost di 38,8 milioni di euro.