Disavanzo sanitario, in otto anni la Sicilia ha accumulato 4,3 miliardi di euro

PALERMO – La Sicilia è in testa insieme a Lazio e Campania per aver accumulato nel periodo 2001-2009  il 69% del disavanzo nazionale. È quanto emerge dal Rapporto Oasi 2010 “L’aziendalizzazione della sanità in Italia”, curato dall’Università Bocconi di Milano. Le Regioni che, invece, hanno accumulato i disavanzi più contenuti sono il Friuli Venezia Giulia, la Lombardia e la Provincia autonoma di Trento.
La Sicilia, anche se oggi sta cambiando direzione grazie anche alle politiche attive dell’assessore alla Sanità, Massimo Russo, che ha ereditato una situazione non di certo ideale, ha accumulato nel periodo 2001-2009 un disavanzo di 4 miliardi e 335 milioni di euro, terza nella lista dopo la Campania (7 miliardi) e Lazio (12 miliardi), e un disavanzo procapite di 1000 euro.
Con la legge 405/2001 alle Regioni è stato attribuito l’onere di coprire i disavanzi sanitari. Con riferimento alle forme di copertura previste dalla suddetta legge e dall’Accordo tra Stato e Regioni del 16 dicembre 2004, un primo provvedimento è rappresentato dalle misure fiscali. Nello specifico, al 31/07/2010 le addizionali regionali Irpef erano presenti in 12 Regioni. Le Regioni del centro-nord (Piemonte, Lombardia, Liguria, Emilia Romagna, Umbria e Marche) hanno optato per un’aliquota progressiva, mentre quelle meridionali (Abruzzo, Molise, Campania, Calabria e Sicilia) insieme al Lazio, per un’aliquota proporzionale.
La Sicilia negli anni 2001/2004 ha stanziato come misura di copertura del disavanzo 152,3 milioni, 140,7 milioni di euro dal fondo transitorio nel 2007, 119 milioni nel 2008 (sempre fondo transitorio) e infine 98,5 milioni di euro nel 2009 provenienti dal Fondo transitorio. Nello specifico, le misure di copertura del disavanzo attraverso le imposte hanno avuto la seguente distribuzione. Al 31/07/2010 le addizionali regionali Irpef erano presenti in 12 Regioni. Quelle del centro-nord (Piemonte, Lombardia, Liguria, Emilia Romagna, Umbria e Marche) hanno optato per un’aliquota progressiva, mentre quelle meridionali (Abruzzo, Molise, Campania, Calabria e Sicilia) insieme al Lazio per un’aliquota proporzionale.
Nell’ambito di quest’autonomia, Piemonte, Lombardia, Veneto, Liguria, Emilia Romagna, Toscana, Umbria, Marche, Lazio, Abruzzo, Molise, Campania, Calabria e Sicilia hanno deliberato, nel corso degli anni, diversi aumenti di aliquota per alcuni soggetti giuridici (tipicamente banche e soggetti finanziari ed assicurativi) anche se, contemporaneamente e come nel resto delle Regioni italiane, sono state previste delle agevolazioni in capo a particolari categorie di soggetti.
Il disavanzo, a cui l’assessore Russo sta facendo fronte con il Piano di rientro e con altre misure, è il frutto di una politica regionale che ha speso sempre più di quanto disponibile nelle proprie casse. Sempre secondo il Rapporto Oasi, la spesa sanitaria regionale nell’Isola è stata nel 2009 pari a 8 miliardi 419 milioni di euro, con un tasso di crescita medio che è stato del 4,9 nel periodo compreso tra il 1990 e il 2009, dell’1,8 tra il 90 e il 96, dell’8,6 tra il 96 e il 2001 e infine del 3,8 nel periodo compreso tra il 2001 e il 2009.