Catania – Una continua invasione di rifiuti, fuori controllo la gestione Ato3

CATANIA – Le misure “palliative” dei “virtuali” fondi di rotazione per ripianare in questa fase i debiti degli Ato del comprensorio etneo non hanno funzionato. E così, nei 18 paesi dell’Ato3, Simeto Ambiente, si è riproposta la stessa ennesima messa in scena: sciopero dei netturbini in attesa degli stipendi arretrati, rifiuti accalcati nuovamente agli angoli delle strade, cittadini che sborsano “salassi” di Tia per altri che non pagano affatto, società di riscossione sulla graticola.
Di recente è ripresa nuovamente, la raccolta dei rifiuti dalle strade da parte degli operatori ecologici, ma nell’hinterland catanese, ci sono città tuttora fuori controllo: Paternò (come dimostrano le immagini) è il caso più rappresentativo, a fronte di alcune città in cui la situazione si sta normalizzando (è il caso di Misterbianco).
Come si spiega il caso Ato3? Più amministratori si sono succeduti nel tempo al vertice dell’Ato etneo, da Mimmo Fontana, ad Andrea Castelli sino al doppio mandato (l’ultimo conferito il 29 giugno scorso) a Salvatore Garozzo. Il “bandolo della matassa” è da sempre il seguente: non è un problema di uomini, ma di sistema e di politica. Sarebbe irrealistico addossare al caso mediaticamente più visibile, quello dell’Ato Simeto 3, le responsabilità di un sistema: tutti e 27 Ato insieme, presentano un debito che allo stato attuale supera il miliardo di euro. In attesa che l’Assemblea regionale siciliana metta ai voti la riforma già esitata dalla quarta Commissione Territorio ed Ambiente, nel comprensorio etneo si prosegue, rincorrendo le urgenze.
Certo è che il caso Simeto Ambiente presenta maggiori specificità rispetto ad altri Ato: il fronte dei sindaci in sede d’Assemblea si è sempre presentato spaccato al suo interno e il presidente troppo spesso ha cambiato volto in modo repentino, solo per citare alcune anomalie tutte “etnee”.
Anche nell’ultima assemblea dei soci le ragioni della politica hanno prevalso su quelle dell’urgenza. A fine seduta, sindaci divisi, sia nella votazione sia nei contenuti. Dai contorni politico – sindacali, la vicenda sta assumendo anche i toni giudiziari. Pippo Failla ha presentato lo scorso 29 giugno un’esposto alla Procura della Repubblica di Catania e così in esclusiva ha commentato al Qds: “Nel caso di Paternò, c’è stata interruzione di pubblico servizio”.
 

 
Il sindaco. I debiti Ato, la Tia e le competenze dei Comuni
 
PATERNO’- In molti se lo ricordano in mutande contro Felice Crosta e l’Agenzia regionale dei rifiuti e delle acque, Pippo Failla, battagliero e mai domo, non le manda a dire sul sistema dei rifiuti etneo. In esclusiva al Qds, spiega le ragioni delle divisioni che attanagliano i sindaci, soci dell’Ato Simeto3. Per il sindaco in quota Pdl, ci sarebbero due ordini di motivi che stanno alla base delle controversie. La prima è sulle anticipazioni. “Se i Comuni dovessero anticipare i debiti degli Ato, significa bloccare somme e sottrarle ai capitoli di spesa e al bilancio. In sostanza, i Comuni – ha rilevato Failla – non potrebbero più programmare”. Il secondo motivo di spaccatura è legato al ruolo che il Consiglio comunale dovrebbe assolvere nei provvedimenti riguardati la Tia e soprattutto l’approvazione del bilancio dell’ente locale. “Non è possibile che i Consigli comunali siano tenuti ai margini di questa vicenda, che sta paralizzando l’attività amministrativa”. Il primo cittadino di Paternò conclude tra l’ironia e l’amarezza: “A Palermo mi odiano”.