PALERMO – Una generazione di 30enni e 40enni che lascia un posto fisso o fortemente precario per inventarsi un lavoro nel web: sono i lavoratori online, simbolo del fenomeno dei nuovi imprenditori decisi ad abbandonare l’impiego del dipendente a tempo determinato/indeterminato, co.co.pro, con varie soluzioni di precarietà continuativa, per imprenditorializzarsi e al contempo dare respiro alla propria passione di vita, facendola diventare una professione.
Il salto dal mondo reale a quello virtuale del web è raccontato da tante storie personali ed esperienze lavorative che recuperano un riscatto di dignità per il ritrovato diritto al lavoro e per la conquista di una qualità della vita migliore e più appagante! Molti di questi lavoratori provengono dal mondo delle professioni al servizio della cultura e sono portatori sani di storie comuni, sbarcati nel web per necessità o per piacere, smettendo i panni dell’impiegato di concetto o gettando via l’etichetta di lavoratore-a-progetto con il supporto (indispensabile) della rete. Appassionati e intraprendenti per alcuni, soltanto incoscienti per altri, spesso hanno imparato a usare il PC e a navigare in internet da autodidatta e il gioco è fatto! Ecco lo scatto fotografico istantaneo che coglie un trend che ha ribaltato gli stereotipi della predisposizione al posto fisso nel Belpaese come si rileva per il 2010 che ha già segnato la moltiplicazione di questo fenomeno nato in Usa e apparso timidamente in Italia, celato e spesso soffocato nel sottobosco della crisi economica per tutto il 2009.
In un paese sigillato da logiche di casta, i lavoratori creativi online sono la dimostrazione concreta di come si possa scommettere sulla cosa più preziosa di cui si è in possesso: se stessi. Innumerevoli sono i lavori appassionanti, visionari, intraprendenti o fantasiosi sbarcati sulla piattaforma del web grazie a persone che, non necessariamente esperte e non sempre giovani, con metodi originali e a costi contenuti fanno business privilegiando il worklife balance, conciliando la vita professionale con quella privata, facendo convivere bisogni e desideri, scommettendo sul proprio talento naturale.
Tra le professioni nel settore culturale già mappate nel web ci sono ad esempio quelle ascrivibili all’artigianato d’eccellenza ma troviamo anche autori e blogger, consulenti ed editori di settore, fotografi, guide e imprenditori turistici, giornalisti e scrittori, collezionisti, critici e ricercatori.
I passi fondamentali per iniziare sono certamente preceduti da un aspetto molto concreto: la costruzione della propria presenza online, la conoscenza dei linguaggi ma anche delle potenzialità e dei rischi della rete, perché avviare un’impresa sul web non è la stessa cosa che aprirla in un angolo della propria città, anche se alcuni aspetti possono risultare similari. Tra le categorie preferite dai lavoratori online svetta quella di artigiano forse perché ha meno aggravi economici e a ruota seguono sia le consulenze di esperti legali nei più diversi settori della giurisprudenza sia gli imprenditori turistici.
I costi per l’apertura della partita Iva
L’apertura di partita iva presso l’Agenzia delle Entrate territoriale ha dei costi: per le spese occorre prevedere 80/100 euro per l’iscrizione alla Camera di commercio, 500/1000 euro per la gestione annua delle attività con la consulenza di un commercialista, sui 3.000 euro annui per l’inps e ancora una cifra calcolata in percentuale sul reddito per l’irpef o l’irap. Attualmente ci sono alcune agevolazioni (dal 2008 è in vigore il regime fiscale dei contribuenti minimi e marginali) riservate alle persone fisiche che esercitano attività di impresa con ricavi inferiori ai 30.000 euro. Il sito dell’Agenzia delle entrate propone una prima analisi su aspetti formali e norme che se non vengono rispettate potrebbero comportare multe, se non il ritiro della “licenza” per esercitare attività imprenditoriale anche sul web. Ricordarsi dunque di apporre numero di partita iva in home page, di inserire su ogni pagina del sito condizioni legali d’uso e normativa sulla privacy oltre alle condizioni generali di vendita. È importante, infine, rammentare che la valutazione dell’amatorialità non viene fatta dal singolo utente ma dall’Agenzia delle Entrate: se “girano” soldi non si potrà parlare di sito amatoriale!