PALERMO – Scomparsi. Traffico di organi, pedofilia, accattonaggio.
Che fine fanno i bambini di cui in Italia non si ha più notizia? Proprio oggi, mercoledì 25 maggio 2011 ricorre la Giornata Internazionale dei Bambini Scomparsi, nata come ‘Missing Children’s Day’ nel 1983, negli Stati Uniti, in ricordo del piccolo Ethan Patz, rapito a New York proprio il 25 maggio del 1979. Mentre a Roma si svolge il convegno “Bambini scomparsi, un fenomeno da conoscere e interpretare. Quali dimensioni, quale prevenzione, e quali interventi?”noi siamo andati a sfogliare i dati, relativi alla Sicilia, della Direzione Centrale Anticrimine della Polizia di Stato.
Durante il primo trimestre 2011, ex aequo con la Lombardia, la Sicilia ha il maggior numero di bambini e adolescenti scomparsi. In tutto sono 38, 11 italiani (3 dei quali hanno meno di dieci anni, altri 3 ne hanno meno di quattordici, 5 non più di diciassette) e ben 27 stranieri, tre di età inferiore ai quattordici anni, tutti gli altri di età compresa tra i quindici e i diciassette.
Andando a ritroso nel tempo confrontiamo i dati degli anni precedenti. Nel 2007 la situazione era ben diversa. In Sicilia i minori scomparsi risultavano 6, a fronte dei 49 del Veneto, su un totale nazionale di 198. Nel 2008 i numeri di questa triste classifica salgono paurosamente: in Lombardia sono 82 i minori italiani e stranieri scomparsi, in Veneto 65 ed in Sicilia 55, 39 dei quali stranieri. Nel 2009, mentre in Sicilia si scende a 39, in Lombardia il numero dei minori scomparsi sale a 101, in Veneto a 70. Nel 2010 69 bambini e adolescenti risultano scomparsi in Sicilia, 67 in Veneto, 99 in Lombardia. Globalmente in Italia 198 sono i bambini e gli adolescenti scomparsi nel 2007, 456 nel 2008, 545 nel 2009, 693 nel 2010, 283 nel primo trimestre 2011.
Ogni anno, le denunce di minori scomparsi sono numerose. Gli allontanamenti volontari dall’abitazione familiare riguardano soprattutto bambini e adolescenti italiani o comunque appartenenti a famiglie stabilmente residenti in Italia, le “fughe” dalle comunità invece soprattutto i bambini delle famiglie nomadi che, non riuscendo ad adattarsi scappano dall’istituto per tornare presso le famiglie di origine. Secondo quanto dichiarato sul sito della polizia di stato “Nei casi di bambini molto piccoli, sono addirittura le famiglie stesse che li “rapiscono” per riportarli al precedente stile di vita, ovvero all’attività di accattonaggio o al compimento di piccoli furti e borseggi”. Altri sono i casi di sequestro o di scomparsa che non lascia traccia, come nel caso siciliano della piccola Denise Pipitone. Di tutte le segnalazioni che annualmente si ricevono, solo un 20% circa, a distanza di un anno, rimangono “attuali”.
Le ricerche vengono avviate, dopo la denuncia dei familiari o della comunità cui è affidato il minore, con l’inserimento del nominativo nel “CED-Interforze”, in modo tale che la notizia della scomparsa possa essere nota, in tempo reale, a tutte le Forze di Polizia e a tutti i Paesi che aderiscono all’accordo di Schengen. Quando si ritiene che il minore scomparso possa trovarsi in altri Paesi del mondo, scattano le richieste di informazioni all’Interpol.
Tratta di persone. Frequente lo sfruttamento per accattonaggio
Invece di andare a scuola chiedono l’elemosina.
Perché? La legge 228 del 2003 “Misure contro la tratta di persone” ha cercato di contrastare lo sfruttamento dei minori nell’accattonaggio, pratica diffusa in tutto il Paese, anche in Sicilia. Loro non sono bambini scomparsi, ma restano bambini “invisibili”.
Spesso si tratta di nomadi Rom di origine slava (sono sfruttati dalle stesse famiglie che, spesso, li “scambiano” fra loro: la famiglia di un bambino più volte fermato dalla Polizia, lo affida ad una comunità di un’altra città, in cambio di un altro minore, per far perdere le tracce). A volte si tratta di bambini marocchini, romeni e albanesi, affidati dalle proprie famiglie ad organizzazioni criminali.
Si calcola che l’attività di accattonaggio consenta un guadagno anche di 100 euro giornalieri. Non mancano iniziative del Dipartimento della Pubblica Sicurezza per la prevenzione della dispersione scolastica, dello sfruttamento del lavoro minorile ed in particolare dell’accattonaggio, anche in sinergia con la polizia municipale, con i servizi sociali, con le scuole.