Previdenza: come garantirsi il futuro e una vecchiaia sicura

PALERMO – Con le leggi 183/2010, (il c.d. Collegato lavoro) e 220/2010,  (la legge di stabilità – ex finanziaria – per il 2011), in tema di previdenza, abbiamo oramai raggiunto il 18° anno di riforme, a volte parziali, a volte più strutturali.
Nei paesi sviluppati, comunque il sistema pensionistico sia fondato sul criterio della ripartizione (quando gli attivi finanziano le pensioni in essere, confidando che ci saranno altri lavoratori che pagheranno, grazie ad un patto intergenerazionale garantito dallo Stato, le loro pensioni, quando verrà il loro turno) sono in atto ampi processi di crisi, dal momento che, in seguito ai trend demografici, il numero degli occupati diminuisce ed aumenta quello degli anziani, i quali, per altro, vivono più a lungo.
Le nostre pensioni dunque arriveranno sempre più tardi e non basteranno a garantire un tenore di vita dignitoso!. Diventa un obbligo quindi ricorrere alla previdenza complementare, strumento necessario per colmare il gap che si verrà a creare con la sola pensione concessa dagli Istituti di previdenza obbligatoria. Nonostante ciò, si registra ancora un disinteresse generalizzato nei confronti di tale strumento, dovuto al fatto che la maggior parte degli italiani sottovaluta il problema venutosi a creare dal 1992 con l’introduzione del sistema contributivo che comporta una decurtazione rilevante rispetto all’ultima busta paga percepita durante il periodo lavorativo. Entità del danno economico che può essere quantificato conoscendo la professione svolta, anzianità contributiva ed età raggiunta.
 Secondo stime probabilistiche con un versamento annuo di mille euro, un trentenne potrebbe attendersi una pensione integrativa annua di 1.876 euro, 1.290 euro per un quarantenne. Esempio che può facilmente fare intuire l’importanza di ricorrere il prima possibile a tale strumento se non si vuole restare più poveri. Inoltre le agevolazioni per chi decide di aderire alla previdenza complementare sono piuttosto rilevanti. Si pensi alla possibilità di dedurre i versamenti sino a un massimo di 5.164,57 euro l’anno: questo vuol dire che per un reddito di 35mila euro e un versamento annuo di 2.500, l’Irpef diminuirebbe di quasi mille euro, beneficio fiscale sicuramente considerevole. In aggiunta, ci sarebbero ulteriori benefici al momento dell’erogazione della rendita vitalizia, tassata con un’aliquota del 15%, che si riduce dello 0,30% per ogni anno di partecipazione successivo al quindicesimo. In poche parole, con 35anni di versamenti si arriva al 9%.

Massimiliano Anastasi
collegio dei professionisti di Veroconsumo