In Sicilia è boom di immigrati. Come vivono e come si integrano

PALERMO – La Sicilia risulta essere, tra le regioni meridionali della nostra penisola, la seconda con la percentuale più alta di residenti stranieri. Seconda solo alla Campania dove vivono 160mila stranieri, la nostra Isola ospita circa 140mila tra uomini e donne provenienti dalle principali aree migratorie. La quantità di residenti immigrati rappresenta appena il 3,1% del totale nazionale, ma questa stima è in crescita.
L’Istat ha rilevato e circoscritto due zone “calde”da cui scaturiscono le maggiori affluenze verso le nostre coste: i paesi dell’Est Europa, e le zone dell’Africa mediterranea i cui equilibri sono stati sconvolti dalla cosi detta “primavera dei popoli” arabi. Gli stranieri residenti in Italia ammontano a 4 milioni 563 mila al 1° gennaio 2011, facendo così registrare un incremento di 328 mila unità (per un saldo totale del 7,5%) rispetto al 1° gennaio 2010.
Bisogna premettere che alle province di Palermo, Catania e Messina dove la presenza dei residenti stranieri è più massiccia, si stanno affiancando la zona di Ragusa, con la città di Vittoria ed i suoi 2.043 appartenenti alla comunità tunisina, nonché i 1.989 connazionali presenti nella trapanese Mazara del Vallo. In questo panorama le etnie presenti sono per lo più tre; quella rumena in primis, poi quella tunisina ed infine marocchina. La comunità rumena ha la percentuale maggiore con il 26,9%. La seguono, con stime più basse, gli emigrati da Tunisia e Marocco con il 12,5% ed il 9,0% di incidenze rilevate. Secondo lo studio della GCAC sull’immigrazione nella Regione Sicilia finanziato dalla Comunità Europea, la componente maschile rimane maggioritaria nella totalità dei residenti stranieri ma non più predominante, scalzata dal 52,6% di residenti donne. I minori si assestano alla sensibile quota di 20,4% . L’età media dei residenti stranieri è stata calcolata ai 32 anni. La fascia d’età maggiormente presente è infatti quella compresa tra i 18 ed i 39 anni equivalente al 48%.
Il maggior numero di residenti stranieri occupati si trova a Catania, ma le maggiori assunzioni si sono verificate nella provincia di Ragusa con 10.276 neoassunti a fronte delle 9.682 cessazioni di rapporto.
Il merito all’alfabetizzazione, dati del Ministero della Pubblica Istruzione affermano che l’1,9% di studenti in Sicilia è straniero. La maggior concentrazione si ha nella scuola primaria con il 2,5%. Pochi nel momento del loro arrivo posseggono un titolo diverso al diploma di scuola media inferiore ed il 20% ha frequentato nel proprio paese scuole tecniche superiori. è invece maggiore, soprattutto tra coloro che giungono dall’Est Europa, il numero di donne in possesso di untitolo di laurea o attestati di studio vario livello nel settore sanitario.
Porgendo attenzione al delicato aspetto della criminalità, lo studio condotto dalla Caritas/Migrantes è giunto alla conclusione che il rapporto dei migranti con la delinquenza non è costante. Mentre risultano esser più propensi a delinquere coloro che già in patria si dedicavano ad attività illecite, lo studio condotto dal Cnel ha dimostrato che a parità di condizioni, italiani e stranieri regolari hanno un tasso di criminalità simile. Annualmente i valori vengono aggiornati perché salvo eccezioni, l’approdo in Sicilia rimane la tappa di viaggio più lungo che porterà gli immigrati verso il Nord Italia e l’Europa.
Nonostante ciò la tradizione multietnica in seno alla nostra terra è una realtà ed una caratteristica viva e presente. Stride però con questa evidenza l’assenza nella nostra regione di una legge che regoli il fenomeno dell’immigrazione. Mentre lo Stato regola i rapporti con questa realtà con le predisposizioni previste dalla legge n° 943 del 1986 e seguenti, il quadro normativo regionale registra la presenza di una legge a favore dell’emigrato datata al 1980 che necessita di aggiornamento. Tale opinione è condivisa dal Alessandra Russo, Dirigente Generale del Dipartimento Lavoro dell’Assessorato Regionale della Famiglie, delle Politiche sociali e del Lavoro che così commenta: “La Sicilia nel passato è stata terra di emigrati. Questa nostra vecchia condizione non è stata dimenticata oggi, momento storico in cui siamo noi ad accogliere uomini provenienti da altri stati. Il primato che condividiamo con la Campania è frutto di questa rete solidale, ma è fondamentale non dimenticare che la Sicilia pur essendo statisticamente “terra di passaggio” sta diventando sempre più “terra di ritorno” per coloro che non riescono a sostenere il tenore di vita del nord Italia. La spinta all’accoglienza dunque dà un forte input all’integrazione e tale forza si è rivelata più forte di quelle opinioni stereotipate di diffidenza nei confronti dell’immigrato che si sono manifestate anche nella società siciliana, pur abituata da secoli alla convivenza con lo straniero”
Accanto alla predisposizione sociale del nostro popolo entra in gioco anche il ruolo dello Stato e della Regione Sicilia. Con quali iniziative si stanno potenziando le reti solidali già attiva nella regione?
“Le istituzioni siciliane spingono all’accoglienza. Le attenzioni degli enti sono rivolte ad ogni aspetto necessario all’integrazione dello straniero. Nelle scuole delle nostre province sono già attivi diversi interventi integrativi alla legislazione esistente a favore della multiculturalità. Per fare qualche esempio, è stato raggiunto un accordo tra il mio Dipartimento ed il Ministero del Lavoro per dar la possibilità ai nuovi arrivati d’imparare la lingua italiana. Ancora, a Ragusa, zona tra le più dinamiche, attraverso l’opera del Prefetto Francesca Cannizzo si sono moltiplicati i centri polifunzionali a favore dell’inserimento degli stranieri nel mercato del lavoro. La scelta di promuovere contestualmente sempre più programmi operativi integrativi, ha lo scopo di supplire soprattutto l’assenza della legge sull’immigrazione e migliorare quella esistente a favore dell’emigrato”.
Che prospettive per il futuro?
“Il futuro non è roseo, tuttavia nonostante il mio sia un Dipartimento con risorse economiche fortemente limitate, rimanere un ente dinamico è il nostro primo obiettivo.
Evidenzio un solo aspetto che riassume la nostra preoccupazione per il futuro dei residenti stranieri in Sicilia. In riferimento all’ultimo Pon Sicurezza 2011, il Dipartimento del Lavoro ha proposto la nascita di un osservatorio di valutazione della condizione dei minori stranieri nella nostra terra, prestando attenzione a questo soggetto dal momento in cui arriva per la prima volta, sino al graduale inserimento attraverso la convivenza giornaliera nelle nostre città. Seguire le nuove generazioni è il primo passo verso una nuova integrazione possibile”.
 


Integrazione. Tutte le iniziative della Regione Sicilia
 
Nonostante le risapute difficoltà economiche dunque, la Regione Sicilia, dichiara di investire in politiche migratorie. Intese più recenti hanno portato all’adesione a vari progetti costituiti a favore dell’immigrato regolare: come ad esempio il Progetto Nazionale Rete “SaviAV- Inclusione Sociale e Integrazione Lavorative di Richiedenti Asilo e Vittime di Tratta”.
In ambito locale e mirando ad esigenze specifiche il Dipartimento regionale della Famiglia e Politiche Sociali ha promosso, in intesa con il Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali, la realizzazione d’interventi a favore della popolazione immigrata in materia di accessi all’alloggio.
Parte dei fondi 2010 per le politiche migratorie è stato infatti dedicato alla promozione di questo tassello fondamentale alla corretta integrazione del residente straniero nella nostra regione. In accordo con la Regione Sicilia, la Prefettura e la Provincia di Palermo, lo stesso ente ha inoltre sostenuto la nascita di un Centro Polifunzionale voluto dalla Provincia Regionale di Palermo, il cui progetto approvato nel mese di ottobre 2010, mira alla formazione di una struttura da cui sono erogati servizi a favore di orientamento ed accompagnamento al lavoro, informazione legale, apprendimento linguistico e culturale, nonché socializzazione e tempo libero.