Tre reati e mezzo ogni ora. Illeciti in costante aumento

ROMA – Come ogni anno giunge puntuale la fotografia dei crimini ambientali nel Belpaese. Il dossier Ecomafie 2011 di Legambiente certifica 30.824 illeciti ambientali accertati nel 2010 (+7,8% rispetto 2009), 84 al giorno, 3,5 ogni ora 19,3 miliardi di euro di fatturato, 2 milioni di tonnellate di rifiuti pericolosi sequestrati, 26.500 nuovi immobili abusivi stimati, 290 i clan coinvolti negli affari criminali. La mappatura delle zone più a rischio evidenzia in primo piano le Regioni dove esiste una lunga tradizione in termini di presenza mafiosa: Campania, Calabria, Sicilia e Puglia. Nessuna novità, rispetto lo scorso anno, giunge, quindi, dall’associazione del cigno, visto che la Sicilia da diversi anni a questa parte si mantiene nel gruppo di testa delle regioni a più alto tasso di crimini ambientali.
Uno dei settori più critici, evidenziati dalla ricerca di Legambiente, resta quello dei rifiuti (6 mila illeciti), ma cresce anche il business illegale del settore agroalimentare con 4.520 infrazioni accertate mentre aumentano i reati contro la fauna: 5.835, +13,2% rispetto al 2009. La presenza di discariche illegali resta uno dei crucci che affligge la Sicilia, che assieme a Campania, Calabria e Puglia è tra le regioni più colpite dalla presenza di siti illegali: qui si concentra più del 63% delle discariche abusive, per una superficie complessiva pari al 71,8% di quella sequestrata in tutta Italia dalle Forze dell’ordine.
Andando nel dettaglio la prima regione per numero di discariche sequestrate, contenenti pneumatici fuori uso, è la Puglia, con 258 siti, più del 20% del totale nazionale, a seguire troviamo la Campania con 195 siti illegali, seguita dalla Calabria (179) e dalla Sicilia (166). Proprio sull’Isola, infatti, penderebbe inoltre un’ulteriore procedura, aperta nel lontano 2003, per la bonifica delle discariche abusive. L’allarme si avverte anche sul fronte del suolo ‘consumato’, visti gli ultimi dati del 2010 con 26.500 nuovi immobili stimati che riguardano l’edilizia abusiva. In Sicilia nel 2010 la regione ha registrato circa 2.500 infrazioni, mentre ci sono ancora da smaltire oltre 400 mila pratiche che riguardano gli abusi edilizi passati. Piani regolatori assenti e legislazione regionale che risale al 1978 sono alcune delle motivazioni che spiegano la deregulation che affligge l’Isola. Un dato che si ripercuote sul consumo di suolo isolano che è una delle pesanti criticità siciliane. A livello nazionale Legambiente parla di “gravità del saccheggio del territorio” gestito da almeno 290 clan della criminalità organizzata, 20 in più rispetto al 2009, attirati da 19,3 miliardi di euro di giro d’affari.
Sul fronte dei delitti ambientali il 2010 è stato un anno record per quello che riguarda i professionisti del traffico illecito di veleni: sono state, infatti, ben 29, con l’arresto di 61 persone e la denuncia di 597 e il coinvolgimento di 76 aziende. “Altre 6 inchieste di questo tipo si sono svolte, – si legge in una nota di Legambiente – invece, nei primi quattro mesi del 2011, mentre in totale, negli ultimi 8 anni (dall’entrata in vigore della normativa) sono salite a quota 183”.
Cresce anche il contributo delle Capitanerie di Porto nell’accertamento dei reati ambientali nel 2010, che è passato dai 3.622 del 2009 ai 6.734 dello scorso anno. In Sicilia, inoltre, i dati forniti da Legambiente, conclude la Capitaneria di Porto, segnalano un “numero di infrazioni perseguite dalla stessa Guardia Costiera sul ciclo del cemento che supera il 50 per cento della totalità dei reati accertati”.