L’epidemia del “gioco” dilaga. In Italia muove 5 mld di euro

CATANIA – In Italia il vizio del gioco dilaga. Basti vedere la composizione della clientela di un tabaccaio. La maggior parte dei clienti acquista gratta e vinci e gioca alle varie lotterie nazionali. Un mercato da 5 miliardi di euro che ingrassa lo Stato e i concessionari. Chi paga i 5 miliardi di euro che vanno nella casse di chi gestisce i giochi? Semplice, li pagano i giocatori, che vanno per vincere e restano vinti.
È giusto che i giocatori sappiano che tutti questi giochi sono sperequati. In pratica la somma dei premi in palio è matematicamente più bassa della somma dei costi delle giocate. Se, per assurdo, si avessero sufficienti denari per acquistare tutti i gratta e vinci esistenti, la perdita sarebbe sicura ed ingente. Lo stesso vale per il Lotto, il Super Enalotto, la Lotteria e tutti i derivati. Da questo ne consegue che maggiore è il numero delle giocate, maggiore è la probabilità di perdere.
In borsa, alcuni investitori hanno sperimentato la febbre del gioco sui mercati delle valute e delle materie prime. Si tratta di piattaforme online che permettono di investire somme di denaro sfruttando l’effetto leva. Come funzionano? Si pensi, per esempio, di investire 2.000 euro e di scegliere una leva 20 sulla piattaforma bancaria. In pratica la banca investe il denaro del cliente moltiplicato per 20 volte.
I soldi che mancano li presta lei. Si giocano 2000 euro e si investono 40.000 euro, di cui 38.000 della banca. Con un investimento così moltiplicato, anche i minimi movimenti di pochi centesimi sul sottostante  si amplificano di venti volte. Venti volte le vincite, venti volte le perdite. E così, si mettono nel piatto 2.000 euro e si giocano tutti a rischio amplificato di 20 volte.
Ricordiamo che l’investimento del denaro è nato per aiutare finanziariamente le attività produttive, in cambio di un equo compenso correlato al rischio. Che sta succedendo, invece? Com’è che si moltiplicano gli investimenti finanziari mentre le aziende muoiono? La febbre del gioco dilaga a tutti i livelli. Cresce il Pil e non gli scambi di beni, non la soddisfazione di bisogni, non il progresso della società. Solo un consapevole comportamento di consumo è in grado di cambiare le cose che non ci piacciono.

Gianluigi Cerami
collegio dei professionisti di Veroconsumo