Catania – Per l’Iacp una caos annunciato dopo anni di affitti mai riscossi

CATANIA – Uso “personalistico” del patrimonio dell’Ente, per un danno alla Pubblica amministrazione di circa 30 milioni di euro. Questa una delle accuse che la Procura della Repubblica di Catania ha rivolto al direttore generale dell’Istituto autonomo case popolari catanese, Santo Schilirò, a un funzionario e tre dirigenti, inserita nel rapporto inviato alla Corte dei Conti di Palermo.
Un vero e proprio polverone, quello che si è alzato sulla gestione del’Iacp etneo che, secondo quanto scoperto dalle indagini della Guardia di Finanza, non avrebbe eseguito nessun recupero della morosità dei canoni d’affitto, nè sfratti e neanche alcuna esecuzione forzata, nonostante lo possa fare senza dovere fare ricorso a un provvedimento del giudice. Sarebbe inoltre emerso che l’Iacp inviava le lettere di sollecito senza dare a esse alcun seguito.
“I sistemi sono meccanizzati e ogni due mesi scatta l’avviso per morosità, ma se l’ufficio legale non agisce ci sono delle difficoltà nell’incasso” aveva invece dichiarato proprio al QdS Schilirò, il quale aveva anche affermato come l’Istituto catanese stesse formando una task force mista di legali per il recupero di somme dovute soprattutto dai grandi morosi, che sono in grado di pagare sulla base del reddito (al 31 dicembre del 2010, sempre secondo quanto dichiarato allora da Schilirò, i canoni non riscossi ammontavano a circa 23 milioni di euro).
Il contrario, dunque, di quello che sembra essere emerso dalle indagini e che, secondo la Federazione delle sinistre, che sull’argomento ha convocato una conferenza stampa, e secondo il sindacato degli inquilini assegnatari etneo, il Sunia, era ben evidente e, per questo, era stata più volte denunciata.
“Già nel settembre dello scorso anno – ha sottolineato Orazio Licandro, esponente della segreteria nazionale dei Comunisti italiani – avevamo acceso i riflettori su una gestione dell’Istituto autonomo case popolari di Catania caratterizzata da mille irregolarità. Non mi stupisco dunque dell’invio delle carte alla Corte dei Conti deciso dalla Procura di Catania”.
Licandro ha poi ricordato come fu proprio il suo gruppo a denunciare una gestione privatistica dello Iacp da parte di Schilirò Rubino, sulla scia di una relazione degli ispettori regionali, risalente a un anno prima e passata sotto silenzio, dalla quale emergeva come il direttore compisse “fatti di assoluta discrezionalità”, che andavano dall’assegnazione arbitraria degli alloggi – mentre chi aveva davvero bisogno di una casa popolare finiva in fondo alla classifica – all’assunzione altrettanto arbitraria di personale alla gestione irregolare del protocollo.
Un duro colpo per una città in cui quella abitativa è una vera e propria emergenza e in cui sono oltre settemila i cittadini inseriti in graduatoria che aspettano di ottenere un alloggio popolare.
“Vi sono delle precise responsabilità – ha affermato Giuseppe Conti, segretario provinciale del Sunia – da parte del Comune e dell’Iacp, che gestiscono un patrimonio pubblico costituito da circa 10.000 alloggi. Da 30 anni a questa parte molti di questi appartamenti che dovevano essere assegnati ad aventi diritto, una volta liberi sono stati occupati abusivamente”.
Il Sunia punta il dito contro i mancati controlli e le mancate riscossioni che avrebbero gettato circa il 40 per cento del patrimonio pubblico del Comune e dello Iacp in uno stato di degrado, con pezzi cadenti di fabbricato, ascensori non funzionanti, scale di accesso cadenti e chiede la costituzione di un unico strumento a livello regionale chiamato Agenzia casa e la costituzione di Agenzie in ogni Comune che sostituiscano gli attuali Iacp.