Aeroporto di Comiso, Via Crucis senza fine

PALERMO – Il deputato regionale Pippo Digiacomo (Pd) ha scritto al presidente della Repubblica Giorgio Napolitano per rappresentargli la paradossale situazione dell’aeroporto di Comiso, realizzato con fondi europei, che non viene aperto per la mancata copertura finanziaria del servizio di assistenza al volo (circa 3-4 milioni l’anno la stima, ndr).
“Lo Stato non tradisca le attese e rispetti gli impegni assunti con la Comunità Europea, con la Regione siciliana, con il Sud Est siciliano – dice Digiacomo – che richiede a gran voce che questo scalo venga aperto e consegnato alle ambizioni di rilancio della terra iblea. Né pare il caso evocare ristrettezze di carattere economico giacché il costo annuo dei controllori di volo a carico dello Stato sarebbe ampiamente risarcito dalla grande movimentazione economica che avverrebbe nel nostro territorio”.
“Per questa ragione ragione – conclude Digiacomo – domenica 3 luglio occuperemo l’aeroporto di Catania. Sarà una manifestazione pacifica ma non per questo meno carica di sdegno e di rammarico per un silenzio dello Stato che pure si ricordò di noi nel maggio del 1999, quando migliaia di profughi rischiavano d’essere trucidati dalle milizie serbe di Milosevic, e furono ospitati a Comiso in quella struttura che ora è il nuovo aeroporto di Comiso”.
Due giorni fa una delegazione iblea ha espresso il proprio disappunto per lo slittamento all’Assemblea regionale siciliana, di 24 ore,  della discussione e del voto relativo ad un finanziamento di 500 mila euro in favore dello scalo aeroportuale (più altri 250 mila per la cosiddetta Legge su Ibla).
I lavori per la costruzione della struttura, costata circa 40 milioni di euro (tutti fondi pubblici) sono stati completati più di anno fa. Poche settimane fa, invece, parte della struttura è stata collaudata positivamente dai tecnici dell’Enac.