CATANIA – I numeri parlano chiaro: 400 mila metri cubi di sbancamento a 10 metri sul livello del mare, 56 mila metri quadri di centro commerciale e 48 mila mq di parcheggi a pagamento “spalmati” tra una strada che doveva essere una via di fuga antisismica e un pezzo di costa lungo 1200 metri, in concessione per 38 anni ad un gruppo imprenditoriale. Sono i tratti somatici della “Viabilità di scorrimento”: riduttivo chiamarlo ecomostro, è l’ultimo regalo dei Poteri speciali per l’emergenza traffico e sicurezza sismica. È così che in pochi hanno riscritto le sorti di quel che resta del lungomare che si estende tra la disastrata piazza Europa e la piazza Nettuno. Sono già trascorsi quattro anni dall’avvio delle procedure ma l’opinione pubblica è rimasta all’oscuro di tutto.
IL RISCHIO-TSUNAMI. Per fare una strada ci vuole un buon motivo. Anche “apocalittico”. Il 13 maggio del 2005 il sindaco Umberto Scapagnini e il direttore dell’Ufficio speciale per l’emergenza traffico e per la sicurezza sismica, Tuccio D’Urso, nel progetto di variante al Piano regolatore, sottolineano “la particolare utilità dell’opera sotto il profilo dell’interesse pubblico nonché l’urgenza e l’indifferibilità della stessa, causa i ripetuti eventi sismici e vulcanici cui la Sicilia orientale è esposta con costante frequenza e l’atteso e prevedibile evento sismico disastroso”. La strada di cui si parla è la Viabilità di scorrimento, che dovrebbe consentire il congiungimento tra il viale Alcide de Gasperi e la piazza Europa.
Tutto nasce il 4 gennaio 2001 con una conferenza stampa in cui si illustra il nuovo progetto di waterfront costato diversi miliardi di lire, contenente lo spostamento a monte del lungomare in modo da restituire la costa alla città e creare una via di fuga “utile in caso di maremoto”. Peccato che si trattasse dell’unico punto di Catania alto sul mare ben 12 metri, quindi non soggetto al rischio-Tsunami. Per completare la “via di fuga” è stato fatto un project financing, cioè una procedura che consente ai privati di costruire a proprie spese l’opera per poi gestirla. Secondo la prima progettazione – i tecnici incarica non sono stati pagati, tanto che hanno diffidato il Comune – per la realizzazione di questa arteria sarebbero bastati 10 mln di €. Poi è intervenuto il Rup dell’opera, D’Urso, e l’importo a base d’asta per la scelta del promotore è schizzato da 10 a 121 mln €, attraverso una seconda progettazione.
IL CENTRO COMMERCIALE. La storia di portare a monte il lungomare è destinata a restare carta straccia nei faldoni del waterfront “modello Barcellona” ideato da Bohigas. Qui le strade restano due, vicine e parallele, ma soprattutto resta in piedi il viale Ruggero di Lauria, “che svolge – si legge nella relazione tecnica al progetto – funzioni di servizio e supporto agli spazi commerciali e/o culturali”. Sotto il viale Alcide De Gasperi, che dovrebbe essere una via di fuga antisismica, ci saranno i centri commerciali “destinati ad un notevole flusso di utilizzatori”. È proprio l’esatto contrario di quello che in termini di progettazione dovrebbe scaturire da un Ufficio speciale istituito dal presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, per alleviare il traffico e rendere più sicura la città.
Per capire in termini di costi quanto peso abbia la realizzazione della strada rispetto al centro commerciale sul mare, basta guardare il “Calcolo sommario della spesa” da cui si evince che su un totale di 115 mln €, preventivati dal gruppo di progettazione che si è aggiudicato la concessione, solo il 10% (€ 12 mln) verranno impiegati per completare il viale Alcide De Gasperi tutto il resto andrà in scavi per 400 mila mc (€ 14.850.000), realizzazione parcheggi a pagamento (€ 18.960.000) e centri commerciali per quasi € 40.000.000; restano poi l’Iva sui lavori e i costi della sola progettazione che sfiorano 11 mln €.