8 marzo, Festa della Donna. 8 Donne hanno “inventato” un nuovo movimento femminista che vuole contrastare azioni, linguaggi e decisioni che cancellano le donne e il loro protagonismo dalla scena politica. Stiamo parlando di “Siciliane”. Da gennaio a marzo oltre 7 mila utenti hanno scelto di seguire la pagina facebook tutta in “rosa”.
“È un dato che ci stupisce molto – dicono le organizzatrici -. In pochissimo tempo donne e uomini, non solo della Sicilia, hanno aderito al nostro appello. Questo dimostra che c’è un forte desiderio di contare, di decidere e di partecipare”.
Nei post social si leggono parole che risuonano fortissime. È diventato un obbligo rispondere con questi toni all’uso spesso indiscriminato e brutale delle parole da parte di certi uomini?
“Le parole sono importanti ed è necessario usarle con chiarezza per definire il diritto a spazi di parola ed azione che nei luoghi decisionali ci vengono tolte con forza e prepotenza, disconoscendo il ruolo delle donne nelle loro molteplici funzioni sociali e politiche, nelle loro alte competenze e professionalità. Sono parole che risuonano fortissime? Pensiamo che siano solo parole necessarie”.
Parole pesanti che si sentono, troppo spesso, dalla Politica. Proprio in Sicilia la situazione non è semplice. Purtroppo non basta avere nominato in giunta una donna, non ci interessano le quote rosa, servono strumenti e azioni che allarghino concretamente e subito la rappresentanza delle donne nei luoghi decisionali, come la doppia preferenza di genere, l’ennesima questione su cui la Regione Siciliana è in ritardo.
La democrazia paritaria è ancora un miraggio in Sicilia?
“La legge elettorale che introduce la doppia preferenza può essere un inizio che da solo non basta. Deve cambiare il modo di concepire la politica, pensata, declinata e agita tutta al maschile. Occorreranno tempo e azioni mirate”.
Cosa manca o cosa serve, oltre la legge, per affermare quello che è un diritto e ribaltare questa tendenza, a partire dalla prossima legislatura?
“Sono necessarie azioni mirate a creare opportunità concrete per le donne che vogliono governare. Occorre creare e sostenere, anche economicamente, spazi autonomi in cui le giovani e i giovani possano ripensare il modo di fare politica integrando le loro professionalità e competenze. La nuova classe politica va riconsiderata in termini generazionali e di genere”.
Le donne sono state trascurate in questo periodo di pandemia?
“Più che trascurate, diremmo colpite. Doppiamente: sia perché i settori in sofferenza sono stati i settori occupati da donne (terziario, ristorazione, turismo, servizi), sia perché, chiudendo le strutture di cura (nidi, scuola, non autosufficienti), le donne si sono trovate a dover fronteggiare figli, lavoro e famiglie e tutto il resto. Molte hanno dovuto rinunciare al lavoro per questo motivo. C’è un altro: le donne sono quelle con contratti meno stabili, part time e a tempo determinato. Le prime a saltare e a non essere riconfermate”.
Il Recovery Fund l’Italia. Si parla di un’occasione storica per le donne, perché?
“In Sicilia e al Sud sulle donne convergono i tre grandi divari italiani: territoriale, generazionale e di genere. I motivi sono strutturali e antichi, pesa su tutto l’assenza di infrastrutture sociali a supporto della cura (infanzia, anziani, non autosufficienti), cioè il welfare, che in Sicilia grava tutto sulle donne mentre altrove è un servizio alla persona offerto da Stato e Regioni, azioni mirate sulla formazione e qualificazione di competenze digitali e finanziarie per le ragazze e di provvedimenti specifici sull’imprenditoria femminile. In questo il Recovery Fund può essere essenziale, per mettere testa e risorse, perché infrastrutture sociali significa molti soldi”.
La discriminazione di genere nell’ambito del lavoro e dell’istruzione in Sicilia continua a essere presente. In che modo può essere eliminato questo divario?
“La disoccupazione femminile al Sud non è solo un “problema delle donne”, grava su tutto il sistema economico e produttivo regionale e nazionale. In termini macroeconomici la disoccupazione delle donne frena la bilancia dei consumi interni in modo maggiore della disoccupazione maschile e favorisce la recessione. Sono analisi che forniscono una prospettiva nuova con cui osservare i ritardi del Sud: la questione meridionale è una questione femminile e generazionale. Sul lavoro delle donne pesa l’assenza storica di infrastrutture sociali al Sud. In Sicilia servono urgentemente infrastrutture sociali, formazione mirata per le ragazze e le giovani, digitale, finanziaria, imprenditoriale, sostegno alle imprese femminili e defiscalizzazione”.
Numeri e statistiche, non tutte negative. Da quanto emerge dall’ultimo Rapporto Donne Manageritalia, cresce il numero delle donne manager e la dirigenza delle aziende si colora sempre più di rosa. Tra le regioni in Italia spicca la Sicilia. È uno spiraglio di luce importante?
“Certo, è uno spiraglio importante. Ma in fondo è una conferma: le donne si concentrano in alcuni settori. Il terziario è in crescita, pandemia permettendo. Ma le donne non devono occuparsi solo di cura e servizi. Ecco perché è importante la formazione ma anche la riqualificazione, delle ragazze e delle donne. Competenze digitali danno direzioni nuove e certe al lavoro, in generale, ma soprattutto per le donne, perché esigono qualità “femminili”: relazionali e di team oltre che tecnologiche”.
L’8 Marzo 2021, che Festa della Donna sarà per le Siciliane?
“Certamente non sarà, anche quest’anno, la “festa” delle donne. L’8 marzo è la “giornata internazionale delle donne”, istituita dopo un fatto gravissimo che ha colpito alcune lavoratrici sfruttate e costrette a lavorare in condizioni pessime. E questo fa la differenza, perché le parole sono fondamentali nella costruzione culturale di un tema. L’8 marzo è una data simbolica per ricordare, sempre, la necessità di ripensare il mondo dal punto di vista delle donne, con lo sguardo delle donne. E questo implica ripensare tempi, servizi, rappresentanza, spazi di parola e di azione. L’8 marzo delle Siciliane sarà fortemente questo, non un passo indietro rispetto alle rivendicazioni”.
In foto, in alto da sinistra: Maria Pia Erice (progettista della comunicazione visiva), Mariangela Di Gangi (operatrice sociale), Nadia lodato (operatrice sociale), Lucia lauro (assistente sociale), Mila Spicola (insegnante), Alessandra notarbartolo (educatrice sociale), Maria Grazia Patronaggio (Le onde onlus), Sara Li Donni (giornalista)
Marco Panasia