PALERMO – Piste ciclabili: ancora una maglia nera assegnata da Legambiente a Palermo, in coda al rapporto numerico dell’associazione ecologista sul numero di spazi dedicati al percorso di biciclette in città. Molti penseranno che non ci voleva Legambiente per scoprire una situazione che è sotto gli occhi di tutti. Basta sfilare in centro città per vedere i pochi ciclisti costretti a barcamenarsi fra un automobile e l’altra, con il costante pericolo di essere investiti o travolti pure da qualche mezzo pesante di passaggio. Eppure non dovrebbe nemmeno essere così complicato per l’amministrazione comunale destinare più spazi a chi vuole muoversi in bicicletta, cosa che anzi dovrebbe essere stimolata e promossa per mettere un limite all’utilizzo di automobili e ciclomotori, in modo tale da ridurre l’emissione di smog e contemporaneamente il traffico.
Ma da questo punto di vista le uniche misure messe in moto dal Comune sono state quelle delle targhe alterne, che ha prodotto risultati risibili, e quella, fallimentare, delle zone a traffico limitato, prontamente bocciata dal Tar, in assenza di un Piano urbano del traffico, che a Palermo manca da più di quindici anni. Quindi se qualche volonteroso volesse prendersi la briga di uscire in bicicletta, dovrebbe ingraziarsi qualche santo e sperare di non rimanerci secco, data la quasi totale assenza di piste ciclabili.
Legambiente è invece chiarissima nell’illustrare quali sarebbero i forti benefici che porterebbe la creazioni di ampi spazi adibiti ai percorsi in bicicletta. “Investire nella ciclabilità di una città – spiega Alberto Fiorillo, portavoce nazionale di Legambiente – significa estendere le zone pedonali e, soprattutto, abbattere la velocità dei veicoli attraverso l’intensificazione dei controlli, il ricorso a cunette, dune, pavimentazioni diversificate e l’aumento delle ‘zone 30’, dove il limite di velocità sia fissato a 30 km/h".
Quindi un investimento mirato che produrrebbe anche un notevole risparmio. Ma probabilmente è una mossa troppa complicata da realizzare per Palermo, tant’è che Fiorillo senza giri di parole afferma appunto che: “La maglia nera va a Roma, Napoli, Palermo e altre città del sud”. E non è soltanto una questione di piste ciclabili. “Quello che servirebbe davvero – conclude Fiorillo – è una politica della ciclabilità che non sempre è strettamente collegata alla realizzazione di piste ciclabili”.
Nel Nord Europa. A Helsinky 1500 chilometri, qui quasi zero
PALERMO – Il Nord Europa, già lontano geograficamente, è ancora più distante da Palermo per il grado di civiltà e attenzione per l’ambiente. Non è una novità, e in questo caso è suffragata dai numeri, diramati da Legambiente, sul numero di chilometri destinati allo spazio ciclabile. In Finlandia, infatti, Helsinki ha una rete ciclabile di oltre 1500 km e quelle di Stoccolma, in Svezia e di Hannover, in Germania, misurano 750 km. E Palermo invece potrebbe benissimo figurare nella lista, come “non classificato”. Se in Italia le piste ciclabili vengono spesso trascurate e vittime dell’incuria, e non arrivano mai (salvo poche eccezioni) oltre i cento chilometri, a Palermo si raschia il fondo del barile: le poche tracciate infatti sembrano cadute nel dimenticatoio e preda dell’abbandono. Risibili i poco più 500 metri fra via Zandonai e Via Borremans e i 350 metri di via Giuseppe Giusti, un terno al lotto quella di Romagnolo e quella fra via Lincoln e via Roma, spesso invase dagli automobilisti.