Acierno cattivo esempio di carica pubblica

PALERMO – Viaggi e soggiorni alle Maldive, a Barcellona, a Panarea, nei migliori alberghi di Milano. Ed ancora, abbonamenti a Sky, puntate sui casinò online, acquisti di mobili e di carburante per il proprio motoscafo d’altura.
C’è di tutto nella condanna che la Corte dei conti siciliana, con la sentenza n.2926 depositata l’8 agosto scorso, ha comminato all’ex direttore generale della Fondazione Federico II (ed ex onorevole dell’Assemblea Regionale Siciliana), Alberto Acierno, accusato di aver indebitamente utilizzato per scopi personali, la carta di credito intestata alla stessa Fondazione. E questo a poco più di un mese dall’apertura del processo in sede penale che lo stesso Acierno dovrà sostenere innanzi al Tribunale di Palermo per difendersi dall’accusa di peculato.
La sentenza della magistratura contabile siciliana, mette a nudo come l’ex direttore generale della Fondazione culturale dell’Ars avesse interpretato “a suo modo”, la possibilità di ottenere fondi illimitati attraverso l’uso di due diverse carte di credito intestate alla Fondazione.
Non si può certo dire che lesinasse sugli acquisti. Anzi, la sentenza evidenzia acquisti di biglietti Alitalia e relativi soggiorni a Malè, esclusivo atollo delle Maldive, nei migliori alberghi di Barcellona, a Panarea, ma anche ripetute puntate su siti di casinò online, nonché acquisti di elettrodomestici, cellulari, abbigliamento e accessori fotografici.
Fra le spese ingiustificate contestate dalla Procura regionale della Corte dei conti e che il collegio ha condiviso, tra il febbraio e maggio del 2007, vi è la somma di 17 mila euro, per 81 giocate online relative a puntate, scommesse su diversi siti internet online.
E che dire dei 4.600 euro per un soggiorno all’Olhuveli Beach di Malè alle Maldive, con obbligatorio corollario di acquisti di souvenir artistici locali e i 5.000 euro spesi alla biglietteria Alitalia per raggiungere l’atollo maldiviano? E che ragion d’essere hanno i 2.000 euro spesi per un soggiorno all’albergo La Piazza di Panarea, i 300 euro per la spesa al supermercato e i 400 euro per fare gasolio?
Tutto documentato nella lunga sentenza pubblicata dalla Corte dei conti, che spesso raggiunge i toni di una doverosa reprimenda. La tesi difensiva di Acierno si è fondata su un principio “originale”, ovvero che questa ingente somma di spese private si potevano decurtare dal suo stipendio di direttore generale dell’ente. In pratica, secondo tale assunto, l’ente non poteva subire alcun pregiudizio economico, perché poteva sempre operare una sorta di “compensazione” con quanto doveva allo stesso Acierno per la funzione rivestita.
Non osiamo immaginare cosa succederebbe, sia nel pubblico impiego che nel privato, se qualcuno avallasse una simile prospettiva. Ed infatti la Corte siciliana non ha nemmeno preso in considerazione l’originale assunto, obbligando Acierno a mettere mano al portafogli per 102 mila euro, più interessi, rivalutazione monetaria maturata sino a data della sentenza e le spese di giudizio.